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Acca Larentia e Albania, le campagne a Bruxelles per infangare Meloni

di Francesco Storace venerdì 21 novembre 2025

3' di lettura

Se li definisci nemici della Patria si arrabbiano. Ma non si rendono conto di quanto male fanno alla Nazione le proteste dall’estero. Gli italiani contro l’Italia sono la peggiore specie che si possa sopportare. E ce ne sono assai di precedenti, curiosamente sempre quando a Roma c’è il centrodestra. L’opposizione si scatena davanti a Palazzo Chigi ma anche nelle sedi delle istituzioni oltreconfine. Siccome a loro il governo scelto democraticamente dagli elettori non piace, eccoli pronti ad esportare altrove la loro tragedia perché rimasti senza le poltrone dorate.

Certo non sarà dimenticato facilmente l’anatema pronunciato recentemente da Elly Schlein ad Amsterdam, al convegno del partito socialista europeo. Va lì a puntare l’indice sul ritorno al fascismo che vede solo lei con i suoi compagni, si strilla all’allarme per la democrazia. La segretaria dem riuscì anche a criticare, da quella tribuna estera, la politica del governo Meloni sui diritti sociali e persino sulla sanità di fronte ad una platea che si chiedeva che cosa stesse dicendo “la compagna italiana”.

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È capitato persino di veder esportata la protesta antifascista per la ricorrenza della strage di Acca Larentia. Non contro chi sparò, ma contro le vittime. Vietato ricordarle. Quel presente trovò addirittura l’indignazione della commissaria Ue agli Affari interni, che usò la frusta contro l’Italia per invitare ad «agire rapidamente contro il neofascismo». More solito era stata la sinistra italiana a portare al Parlamento europeo la protesta contro una manifestazione svoltasi in Patria. Nessuno di loro pronunciò una parola contro l’assenza di colpevoli, però.

Quando in Europa, sempre a Strasburgo, si è discusso del Piano Mattei, il Pd è riuscito ad esprimersi contro. Nell’occasione, gli europarlamentari del Nazareno, pur di non ammettere il valore dell’azione del governo Meloni verso l’Africa proprio attraverso il Piano Mattei, si distinsero per il boicottaggio di tutte le iniziative volte a cambiare approccio sull’immigrazione e sullo sviluppo dei Paesi di origine e transito.

Al Pd interessa solo far attaccare l’Italia. Il resto non conta. Chi ne sa qualcosa è la buonanima di Silvio Berlusconi, che dall’estero fu messo sotto assedio per lunghissimi anni e ogni volta in coincidenza con le sciocchezze pronunciate dai compagni di casa nostra. Nel parolaio rosso si distinguevano anche intellettuali, giornalisti, politici europei, eurodeputati italiani della sinistra, attivisti e figure culturali con forte presenza internazionale.

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Tra i cosiddetti pezzi grossi della cultura rossa, figurarono Umberto Eco, che criticò duramente Berlusconi in interviste a giornali stranieri, Dario Fo (anche durante le sue tournée) e immancabilmente Roberto Saviano, già allora molto attivo sui media stranieri. Il loro teatrino rimbalzava sui giornali italiani e il titolo della commedia era “ecco cosa si dice di noi all’estero”. Patetici. A far loro compagnia la politica politicante sinistra ed europea nel nome dell’antiberlusconismo.

Un copione che si ripete ora col governo Meloni. Anche se per ora in misura minore rispetto al Cavaliere, probabilmente a causa dei per ora soli tre anni alla guida dell’Italia rispetto ai quasi trent’anni di navigazione come protagonista della politica del leader azzurro. Si sono fatti sentire in più occasioni i soliti eurodeputati del Pd, M5S e anche Alleanza Verdi Sinistra per contestare la premier italiana al Parlamento europeo e nei vari convegni internazionali progressisti. Poi, gli intello’, quelli che devono per forza parlare male della destra di governo, a cominciare da Roberto Saviano e Antonio Scurati, altro eroe inventato, che spesso offrono la loro protesta ai media internazionali.

L’ultima caciara della serie vede di nuovo il Pd protagonista, con il resto dell’opposizione a ruota, che vede montare la protesta per i centri migranti in Albania. Ha detto sì Tirana, è un modello che l’Europa apprezza e vuole fare proprio, ma a Schlein e compagnia basta per protestare anche appena passato il confine. Bella vita quella dell’opposizione.

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