Mentre Elly Schlein e Giuseppe Conte facevano il tour delle tv per spiegare che il Campolargo ha vinto le elezioni regionali e che il centrodestra dovrebbe iniziare a fare gli scatoloni, causa sfratto dal governo, gli analisti di Youtrend raccontavano una storia un pochino differente. Anzi, molto diversa, perché secondo la società di ricerca a “vincere” queste regionali è stata la coalizione che governa il Paese. Una conclusione frutto dell’analisi dei flussi di voti.
Prima, però, Youtrend, fa una premessa: «Le liste di centrodestra - Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati e civiche di centrodestra - hanno raccolto nelle sei regioni 3.564.232 voti, pari al 46,8%. Quelle del campo largo - Pd, M5s, Avs, Casa riformista e altre civiche di centrosinistra 3.783.398, pari al 49,7%. Sulla carta, dunque, la situazione vedrebbe un leggero vantaggio del campo largo». E sono questi i dati presi in considerazione dai leader del centrosinistra per cantare vittoria. La società di analisi politiche, però, frena gli entusiasmi: «Il quadro sembra cambiare spiegano gli analisti - se guardiano ai trend, perché il “campione” delle regioni andate al voto quest’anno non è pienamente rappresentativo del voto nazionale». Anzi, tende a favorire il centrosinistra. La matematica, del resto, non è un’opinione. Nelle stesse regioni alle Politiche il centrodestra aveva raccolto il 42,7% dei voti contro il 51,4 del campo largo. Alle europee il trend inizia a cambiare: 45,2% al centrodestra e 50,9 al centrosinistra. «Insomma spiegano gli analisti -, da uno scarto rispettivamente di 8,7 e 5,7 punti si passa a un divario di appena 2,9. Rispetto alle ultime elezioni politiche nazionali, insomma, il centrodestra regge meglio del centrosinistra». E a voler essere precisi fino in fondo, anche se si confrontano i risultati totali delle sei regioni nelle ultime due elezioni regionali, si vede che il centrosinistra passa dal 49,9% di cinque anni fa al 49,7% di oggi; il centrodestra dal 45,9% al 46,8%. «Uno scenario, di fatto, simile a quello attuale, che però è leggermente migliore per lo schieramento Meloni».
Dal campo largo, però, insistono. Ancora ieri la segretaria Pd Elly Schlein spiegava: «In Campania non ha vinto solo la nostra coalizione, ha perso Giorgia Meloni che oggi ha poco da saltellare. Ha candidato un esponente del governo e suo fedelissimo di FdI. Ha schierato tutti i ministri. Ha fatto una mossa vintage rispolverando il condono di Berlusconi del 2003, ma non ha funzionato. I cittadini hanno capito che li stavano prendendo in giro. È lei la vera sconfitta, tanto più in Puglia e pure in Veneto, dove sperava di superare la Lega e le è andata male». Il suo socio di coalizione, Giuseppe Conte, che avrebbe poco di che cantatre vittoria, prova a sviare l’attenzione annunciando la “costituente” interna per il programma: «Ho una importante novità da annunciarvi. È il momento di costruire un programma per far rialzare l’Italia in cui crollano gli stipendi reali e la povertà è ai massimi storici» (mica come quando c’erano loro che l’avevano abolita, ndr). Dunque «Apriamo il cantiere di un nuovo programma di forte cambiamento, di proposte forti per i nostri giovani, per l’Italia, per l’Europa. Quello che uscirà da questo nostro processo di apertura ai cittadini e alle istanze dal basso lo porterò poi nel confronto con le altre forze politiche del campo progressista per dare al Paese un nuovo programma di governo». I numeri dicono il contrario? Bazzecole.