«Ora testa bassa e lavorare»: Roberto Fico da Posillipo è sempre stato un ragazzo dalle buone intenzioni. E lo è rimasto anche adesso che ha la barba mezza bianca. È stato eletto con il pieno di voti e scalpita, però la mole di lavoro è tanta e gli ottimi natali gli hanno consentito di non fare troppa pratica, quindi ha deciso di prendere una lunga rincorsa. Testa bassa e lavorare dunque, «ma almeno per un mese non voglio sentir parlare di giunta», dichiara a Un giorno da pecora, e non è una battuta. Anche perché, aggiunge, «è iniziato un percorso lungo che porterà lontano», quindi non c’è fretta di incamminarsi. Sfortuna vuole però che il bilancio regionale vada approvato tra un mese, ma da chi allora? Beh, Fico comincerà a ragionarci almeno dalla settimana prossima. Il tour de force del governatore inizia pertanto con cinque giorni di riposo. Li passerà sul suo lussuoso gozzo?
No, ma non per evitare pettegolezzi, è che, spiega «c’è libeccio, è pieno di onde e le barche devono rimanere in porto», e i marinai sotto coperta. Tanto più che nel fine settimana in Toscana il Pd ha la riunione del nuovo correntone, quello che nelle intenzioni espresse nasce per sostenere Elly Schlein e che però la segretaria osteggia perché teme che nasca per scavarle la fossa, o quantomeno commissariarla. Un’ottima scusa per prendere tempo e vedere che succede in casa degli azionisti di maggioranza dell’alleanza che ha portato il giovin signore borbonico e barbonico al Centro Direzionale di Napoli, dove ha sede la Regione. «I partiti saranno rappresentati, servono persone di qualità e competenza» arringa il neo governatore, confermando involontariamente i sospetti di quanti credono che chi lo ha portato fin qui lo userà come ragazzo immagine. «Però la linea politica la deciderò io», conclude con uno scatto d’orgoglio. Ma davvero? Si accettano scommesse. L’ex presidente della Camera è arrivato a sostituire Vincenzo De Luca soprattutto grazie alla sua incessante abilità nell’ingoiare rospi, ovverosia alleati e candidati che giudicava impresentabili quanto necessari. E la domanda ora che Napoli si pone è quanti rospi dovrà ancora ingoiare per formare la sua giunta.
La vittoria infatti non è figlia del barcaiolo pentastellato. Se il suo predecessore salernitano trionfava Nonostante il Pd, come da libro di memorie, stavolta si può dire che il campo largo si è affermato, nonostante Fico. «Serve il lavoro di tutti», dice lui; e ne ha ben donde, perché è stato il lavoro di tutte le otto liste a farlo eleggere, non il suo girovagare per teatri semivuoti e piazze deserte, immortalato da desolanti fotografie. Il lavoro, questo sconosciuto. Ma il governatore, che lo ha sempre praticato poco e da tre anni, dalla scadenza della passata legislatura, non faceva nulla, non essendo capace a farlo di suo, il lavoro degli altri lo deve pagare. E il conto sta arrivando, per questo Fico rimanda il saldo. Vuole un assessore Clemente Mastella, che gli ha portato 72mila voti, e quindi bisogna darlo anche adAvs, che ne ha portati 93mila. Poi ci sono i renziani e i socialisti, che sono oltre le centomila. Tre se ne prenderà il Pd, che ha raccolto 370mila voti. Ne restano altri tre. Uno è di diritto a M5S, ed è anche poco visti i 183mila consensi di lista, De Luca (167mila voti) ne chiederà due, ma gliene rifileranno uno. Il decimo è di Fico, però tira aria che gli chiederanno una rinuncia, intestandogli un tecnico da piazzare alla Sanità, che vale il 70% del bilancio e che nessuno vuole dare all’ex governatore, perché significherebbe mancare la promessa del cambio di passo e del vento diverso che la nuova amministrazione si vanta di voler rappresentare.
Più che aria nuova siamo al solito mercato delle vacche? Sì, ma con gente migliore, fanno sapere dal Pd, dove Massimiliano, fratello d’arte di Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli con vista su un futuro da leader nazionale, giacché si è inventato la candidatura Fico, intestandosi così l’unico esperimento di campo largo davvero riuscito oltre quello sardo, soffre non poco. Sognava la presidenza del Consiglio Regionale o un assessorato di peso, magari al Bilancio, ma è arrivato terzo tra i consiglieri dem e non può passare all’incasso, perché poi dopo a chi è arrivato primo e secondo cosa si dà? Allora al Bilancio può darsi che De Luca riesca a piazzare il fido Fulvio Bonavitacola, anche se forse è più probabile per lui l’assessorato alle Infrastrutture. Tutto prematuro, fa sapere chi conosce il territorio. Durante i cinque giorni di pennichella che Fico si è assegnato però, gli altri cominceranno a lavorare. Lo ha già fatto Mario Casillo, che è un po’ il nuovo De Luca, visto che non si è candidato ma ha sponsorizzato Giorgio Zinno e Salvatore Madonna, i campioni di preferenze del Pd, opzionando così il ruolo di vicepresidente della Regione. Quanto alle ambizioni del vero De Luca, i dem fanno sapere che, con la nomina del figlio Piero a segretario regionale, il che significa decidere almeno tre o quattro parlamentari della prossima legislatura, la cambiale politica al clan è già stata pagata. Ed Elly Schlein?
Grazie a Casillo, il Pd è riuscito per una volta a portare in Consiglio il suo capolista, l’insegnante Francesca Amirante, espressione della segretaria. E anche questa cambiale è stata pagata. La leader può tornarsene al Nazareno, che qui c’è da lavorare seriamente e per Fico, e lei, non è cosa.