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La sinistra usa le Regioni per prendersi più poteri

Chi si rivede: la Corte costituzionale che prende a ceffoni il governo. Non è una lagna vittimista della destra, è il grido di gioia dell’opposizione, per una volta unita
di Fausto Carioti mercoledì 17 dicembre 2025

3' di lettura

Chi si rivede: la Corte costituzionale che prende a ceffoni il governo. Non è una lagna vittimista della destra, è il grido di gioia dell’opposizione, per una volta unita. Marco Furfaro, emanazione di Elly Schlein: «Vince la Toscana. Dalla Consulta ennesimo schiaffo alla propaganda del governo». Mario Turco, vicepresidente dei Cinque Stelle: «Un sonoro schiaffo al governo. I giudici costituzionali hanno dichiarato inammissibile il ricorso di Meloni & C. contro la legge della Puglia sul salario minimo negli appalti». Nicola Fratoianni, leader di Avs: «Non passa giorno che non ricevano un ceffone dalla realtà». La Cgil: «Uno schiaffo politico e morale alla destra».

Più della miseria lessicale e della scarsità di metafore (esistono corsi di scrittura creativa che aiutano), colpisce il ritorno di un vecchio schema, nel momento in cui il rapporto tra governo e magistratura diventa l’unica cosa che conta da qui al referendum che si voterà in primavera. La Corte costituzionale è presieduta oggi da Giovanni Amoroso, un magistrato proveniente dalla Cassazione che si è sempre tenuto a distanza dalla politica. Tra i suoi componenti ci sono giudici come Roberto Cassinelli e Francesco Saverio Marini, eletti dal parlamento su indicazione dei partiti di maggioranza, e Giovanni Pitruzzella, scelto da Sergio Mattarella, che non possono essere accusati di partigianeria progressista. Eppure il risultato è quello che si è visto ieri. La sentenza sulla Toscana riguarda una legge regionale del 2024 che consente ai Comuni a maggiore densità turistica e ai capoluoghi di provincia (praticamente l’intero territorio regionale) di limitare gli affitti brevi e permetterli solo in forma imprenditoriale. La solita smania socialista di ingabbiare la proprietà privata e la libera iniziativa, insomma.

La presidenza del Consiglio aveva presentato ricorso, sostenendo che il provvedimento contrasta con la Costituzione, perché va oltre le competenze della Regione e lede i diritti di proprietà e libertà d’iniziativa economica. Una scelta «radicale e incomprensibile», ha sostenuto il governo. Tutto inutile. Le questioni sollevate sono state ritenute infondate dalla Consulta. La quale ha stabilito che la limitazione della libertà d’iniziativa «può essere giustificata» ai sensi della Costituzione, «in quanto volta a perseguire un’utilità sociale». Una sentenza, come spiega Confedilizia, con cui la Corte assegna all’amministrazione regionale «ogni potere d’ingerenza nella libertà negoziale dei privati». Anche la contesa con la Regione Puglia, oltre ai limiti dei poteri legislativi regionali, riguarda la libertà economica. In questo caso l’autonomia della contrattazione collettiva tra le parti, che è garantita dalla Costituzione. Non potendo imporre un vero e proprio minimo salariale con legge regionale, un anno fa la maggioranza di sinistra ha fissato una soglia retributiva di 9 euro l’ora come criterio di selezione delle imprese che partecipano a gare di appalto indette dalla Regione e dagli enti strumentali. Un’idea di Michele Emiliano che il suo successore, Antonio Decaro, considera solo «un punto di partenza» e promette ora di estendere oltre il perimetro degli appalti. I giudici della Consulta, infatti, hanno ritenuto «inammissibile» il ricorso del governo. Anche se le motivazioni dei custodi della Costituzione sono tecniche, la partita è politica. C’è una serie di riforme-bandiera che l’opposizione vorrebbe piantare in parlamento, ma non può farlo perché è in minoranza.

Le introduce allora nel territorio delle Regioni che amministra, e la Consulta – lo stesso organo che ha azzoppato l’autonomia differenziata di Roberto Calderoli – continua a darle luce verde. La gabbia agli affitti brevi, il salario minimo, il reddito di cittadinanza regionale e la promessa di far riconoscere lo Stato di Palestina dalla Regione Marche sono l’inizio. Seguiranno la legge sul fine vita (anch’essa dalla Toscana) e altre. Perché a sinistra non sono contrari alla cessione di potere statale alle Regioni: quando le Regioni sono amministrate da loro e il governo è di destra, diventano più federalisti di Gianfranco Miglio. Andranno avanti così finché la Consulta starà al loro gioco.

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