Non tutti hanno la fortuna di nascere in una Paese in cui vive un duo come Bonelli e Fratoianni, sempre pronto a candidarti al Parlamento europeo per farti scampare un processo. Lo sa bene Rexhino Abazaj, per gli amici - anzi per i compagni - Gino, che da ormai quasi due anni tenta in ogni modo di sottrarsi alla giustizia ungherese. L’antifascista italo-albanese, secondo i giudici magiari, avrebbe infatti partecipato al pestaggio di due militanti di estrema destra durante il Giorno dell’Onore 2023. La stessa aggressione imputata a Ilaria Salis e per cui l’europarlamentare italiana rimase in carcere per quindici mesi. Non è un caso che proprio l’esponente di Alleanza Verdi Sinistra sia la più strenua sostenitrice di Abazaj: ogni qualvolta l’antagonista è stato arrestato in virtù del mandato di cattura internazionale che pende sulla sua testa, lei si è spesa in prima persona per perorare la sua causa. E ieri non ha fatto eccezione.
Abazaj è stato arrestato per la seconda volta in Francia dall’antiterrorismo. Già nel novembre 2024 la Sdat, (sous-direction antiterroriste) lo aveva fermato. Pochi mesi prima era infatti fuggito dalla Finlandia, dove risiedeva, per sottrarsi all’estradizione verso l’Ungheria ordinata da Helsinki. A Parigi non ci era voluto molto prima che finisse in manette: per quattro mesi è stato recluso nel carcere di Fresnes, in una banlieue parigina, per poi essere scarcerato lo scorso marzo. Il mese successivo - dopo una grande mobilitazione del mondo antifa- era arrivata la decisione definitiva della Corte d’appello di Parigi di rifiutare l’estradizione. Fra le motivazioni i «rischi di violazioni dei diritti» stabiliti dalla Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) che in Ungheria, secondo i giudici francesi, non sarebbero garantiti.
Ma ora potrebbe esserci una nuova svolta nel caso del militante antifascista, ricercato dalla giustizia ungherese per l’aggressione che avrebbe compiuto insieme al gruppo della Salis.
La sera del 16 dicembre il 33enne italo-albanese è stato nuovamente arrestato e mantenuto in stato di fermo dall’antiterrorismo francese che ha agito in forza di un mandato di cattura tedesco. A darne notizia è stato il “Comitato di solidarietà per gli arrestati di Budapest” che la mattina successiva all’arresto si è riunito in presidio fuori dal tribunale in cui è avvenuto l’interrogatorio del loro compagno. E anche Ilaria Salis non ha voluto far mancare il suo sostegno. Su tutti i sui social la deputata europea ha rilanciato la foto di Gino (camicia grigia d’ordinanza come vuole l’ormai consolidato protocollo Ferragni) scrivendo: «Per nessuna ragione al mondo deve correre il rischio di essere trasferito in Ungheria, nelle grinfie del regime di Orban». E, a corredo, l’hashtag #FreeGino. Ora il tribunale di Parigi sarà chiamato a decidere se tenerlo in custodia cautelare o liberarlo. Ma la data da cerchiare sul calendario è quella del 24 dicembre quando si terrà l’udienza per decidere sulla sua estradizione in Germania. In quel caso, una volta giunto in territorio tedesco, l’iter per il suo trasferimento in Ungheria ricomincerebbe da capo, rendendo inutile il pronunciamento della Corte d’appello parigina.