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Sergio Ramelli a sinistra fa ancora paura

Una scuola intitolata nel Leccese al ragazzo ucciso da Avanguardia operaia: Cgil e Pd in rivolta
sabato 27 dicembre 2025

3' di lettura

C’è un libro che da tanti anni ricorda la vicenda di Sergio Ramelli. “Una storia che fa ancora paura” è il sottotitolo e arrivati al 50esimo anniversario della morte del giovane militante milanese del Fronte della Gioventù - aggredito da esponenti di Avanguardia Operaia a colpi di chiave inglese sotto casa e venuto a mancare dopo 47 giorni di agonia in ospedale - neanche il lenire delle stagioni ha spento gli speciosi pruriti dell’antifascismo sulla vicenda dello studente. In questo scenario il coraggioso primo cittadino di Nardò, città gioiello incastonata nel Salento, Giuseppe Mellone ha deciso insieme alla sua giunta di intitolare il nuovo edificio scolastico che sorgerà in Piazza Giulio Pastore proprio a Sergio Ramelli. Certo manca il parere vincolante della prefettura di Lecce, ma l’iniziativa, la prima in Italia in un’ottica di pacificazione nazionale, è lodevole. La proposta «si inserisce nel solco delle finalità civiche ed educative che l’Amministrazione comunale è chiamata a perseguire nell’esercizio delle proprie funzioni di indirizzo», scrive Mellone nella delibera prodotta dal comune.

Quindi nessuna polemica, solo applausi e pacche sulle spalle. La storia che fa ancora paura per una volta viene superata e nel novero della storia, tragica e violenta, degli anni ‘70 appare una luce. E invece no. L’ex sindaco di Nardò, Marcello Risi, ha definito l’atto «una pagliacciata». Perché dice non è la giunta che decide. «Non è così che si onora la sua memoria. Non sanno fare neppure gli uomini di destra», ha aggiunto.

Su tutte le furie il Pd locale, Nardò Bene Comune e il comitato Giù le ruspe dalla scuola. Tutti suscettibili, tutti pronti a prodigarsi per decidere quale dev’essere la nostra storia comune. L’edizione barese di Repubblica scrive che la scuola non sarà intitolata «ad un pedagogista, ad uno scrittore o ad un poeta ma alla memoria di Sergio Ramelli», come se il giovane non fosse meritevole di essere annoverato nel ricordo avvolgente del tricolore. Il presidente del Consiglio d’Istituto, Giuseppe Ienuso, dice che «la scuola ha già una intitolazione, perché non lasciare quella? Si tratta di un atto di prevaricazione». Ancora peggio ha fatto la Cgil di Lecce. La confederazione esprimendo contrarietà è riuscita a scrivere, in una nota, che nella scelta della giunta «non si ravvisa alcun senso civico ed educativo nell’intitolare un luogo della cultura e dell’educazione ad un personaggio divisivo, come il povero Sergio Ramelli». Com’è umano il sindacato.

La scelta di Mellone fa discutere solamente chi vorrebbe porre l’altro fuori dal consesso democratico delle idee, un vizio che il moralismo di sinistra acuisce senza sosta. Il sottosegretario al Ministero dell’Istruzione e del Merito, Paola Frassinetti, ai nostri taccuini racconta come Ramelli sia «l’unico martire che trova, di fatto, in una scuola la morte. Perché è lì che nasce la sua tremenda vicenda.

Ha infatti dovuto cambiare istituto per via di un tema scritto al liceo. Io e Valditara, per questo, abbiamo voluto installare quest’anno al Molinari di Milano, la scuola frequentata da Sergio, una targa alla memoria dello studente. Il sindaco di Nardò ha fatto bene ad avviare l’iter per l’intitolazione e trovo assurde le dichiarazioni della Cgil, quello fatto dal comune è un corretto messaggio da lasciare ai giovani. A parte invertite nessuno si sarebbe lamentato». Infine aggiunge che «quando ci sarà l’inaugurazione sarò presente».

La storia che fa ancora paura è qui a osservarci e ci porta davanti alla responsabilità di creare un clima fatto di gesti, azioni e parole che possano finalmente permettere di parlare di Ramelli senza doversi giustificare. E il caso di Nardò è la strada giusta.

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