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In Italia mortalità per infarto fra più basse dei Paesi Ocse

domenica 24 dicembre 2017

2' di lettura

Roma, 19 dic. (AdnKronos Salute) - In Italia la mortalità a 30 giorni dal ricovero per infarto acuto del miocardio - che misura la qualità dell’intero processo assistenziale del paziente a partire dall’accesso ai servizi di emergenza - continua a diminuire, da 10,4% del 2010 a 8,6% del 2016. Lo rivelano i dati del Programma nazionale esiti, presentato oggi a Roma. Il dato, contenuto su base nazionale e omogeneo fra le diverse regioni e provincie autonome, trova conferma nell’ultimo rapporto dell’Ocse (Health at a Glance 2017), dove l’Italia riporta una mortalità tra le più basse fra i Paesi a economia avanzata: la migliore dopo il Canada. Discorso analogo per quanto riguarda la mortalità a 30 giorni dopo un episodio di ictus ischemico: il valore medio nazionale del 10,9%, in diminuzione rispetto al 2015, è in linea con il dato dei paesi sviluppati a benessere diffuso. Per quanto riguarda le patologie a prevalente gestione territoriale come il diabete, l’asma, la Bpco i risultati del Pne rilevano una buona presa in carico dei soggetti cronici da parte del territorio, dato confermato dalla misurazione Ocse. "Quello della mortalità per infarto - ha sottolineato Mario Braga, coordinatore delle attività del Pne - E' uno degli indicatori che risulta fra le eccellenze Ocse per l’Italia, che si piazza seconda dopo il Canada ed è in continuo miglioramento. Si registra però una variabilità fra ospedali e unità operative ancora eccessiva". "L’istantanea del Programma nazionale esiti 2017 ci restituisce un progressivo miglioramento della qualità dell’assistenza nel nostro Paese e, in particolare, un Sud che si avvicina, benché gradualmente, alle Regioni del Nord, conseguendo risultati di miglioramento buona parte delle aree cliniche, tradizionalmente critiche, come l’ortopedia, la perinatale e dell’apparato digerente", afferma Luca Coletto, presidente Agenas. "Pur resistendo una variabilità tra le Regioni, e in particolare dentro le Regioni, i dati vanno, dunque, letti come decisivi segnali di incoraggiamento di un sistema sanitario, fortemente impegnato a garantire un elevato standard qualitativo di performance sanitarie". "I dati 2016 confermano che gli strumenti di analisi, valutazione e monitoraggio, come il Pne, sono essenziali per rafforzare lo stato di salute del Ssn - commenta Francesco Bevere, direttore generale di Agenas - I miglioramenti documentati da questa edizione del Pne testimoniano un decisivo contributo di tutto il personale sanitario capace di prestare assistenza sanitaria in condizioni di efficienza e di equità, nonostante le carenze di natura organizzativa e o di programmazione, presenti talvolta in alcuni contesti regionali. Eccellenze che emergono nonostante e a dispetto delle criticità".

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