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La carne rossa fa male o no? La risposta definitiva: cosa dice l'associazione contro i tumori

di Alessandra Menzani domenica 8 ottobre 2017

2' di lettura

È il dilemma che divide i vegani (o vegetariani) dai carnivori. La domanda delle domande: la carne rossa fa male? Quanta se ne può mangiare al massimo? Ci sono teorie diverse, la stessa Organizzazione Mondiale della sanità non è chiarissima. Allora il Mattino ha chiesto direttamente all’Airc, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.  La risposta è che dipende dalla quantità. Di sicuro è nocivo  “un consumo eccessivo di carni rosse, soprattutto di carni rosse lavorate (salumi, insaccati e carne in scatola), che aumenta il rischio di sviluppare alcuni tumori”. Il rischio dipende dalla "quantità e frequenza dei consumi". Un consumo modesto di carne rossa (una o due volte a settimana al massimo) è accettabile anche per l'apporto di nutrienti preziosi (soprattutto vitamina B12 e ferro) mentre "le carni rosse lavorate andrebbero consumate solo saltuariamente”. Secondo Airc "le proteine animali sono costituite dalle stesse molecole chimiche di quelle vegetali, gli amminoacidi. A far male, nel caso di consumo eccessivo, è il modo in cui interagiscono con l’organismo: ad esempio la conservazione, nel caso delle carni lavorate, o le modalità di cottura, che modificano le molecole presenti rendendole potenzialmente dannose per la salute". Le alte temperature "sterilizzano" la carne diminuendo il pericolo di contaminazioni da microorganismi e causano cambiamenti nella struttura chimica delle proteine aumentandone la digeribilità e il potenziale nutritivo. “Tuttavia nel processo si formano anche sostanze, come le ammine eterocicliche, potenzialmente tossiche e cancerogene". Inoltre, i cibi di origine animale, oltre alle proteine, contengono anche altre sostanze, tra cui grassi saturi e il ferro del gruppo eme: in dosi eccessive queste sostanze stimolano l’aumento del colesterolo, i livelli di insulina nel sangue e l’infiammazione del tratto intestinale, aumentando il rischio di patologie come i tumori, in particolare quelli del colon-retto.  Gli epidemiologi sono concordi sul fatto che le persone che seguono diete ricche di proteine animali, soprattutto carni rosse e lavorate, corrono un rischio maggiore di sviluppare patologie come diabete, infarto, problemi cardiovascolari, obesità e cancro. “Tra i tumori - si legge ancora sul sito dell’Airc - il rischio aumenta soprattutto per quelli dell'apparato gastro-intestinale, come il cancro al colon-retto e allo stomaco, ma anche per alcuni tumori "ormone-dipendenti" come quello al seno, alla prostata e all'endometrio". Insomma, quanta se ne può mangiare? Il World Cancer Research Fund raccomanda di consumare non più di 300 grammi a settimana.

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