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Aviaria, nuovi focolai in tutta Italia. "Salto di specie letale per l'uomo" cosa va assolutamente evitato

mercoledì 10 novembre 2021

2' di lettura

In piena pandemia da Covid "ci manca solo l'aviaria". Per questo  "dobbiamo assolutamente evitare il salto di specie ". Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali, in una intervista ad Adnkronos Salute, spiega che per questa ragione "il controllo della circolazione di ceppi aviari negli animali è fondamentale, perché questi ceppi si sono occasionalmente trasmessi all'uomo e hanno una letalità estremamente alta". L'H5N1 per esempio, spiega il professore, "ha una letalità che nell'uomo arriva al 50%, l'H7N9 al 30%. Per fortuna fino ad oggi non ci sono mai stati passaggi interumani, da uomo a uomo, il virus si è trasmesso alle persone sempre per contatto diretto con l'animale malato. Essendo patogeni estremamente letali per l'essere umano, evidentemente bisogna fare di tutto per scongiurare che avvenga questa ulteriore acquisizione da parte del virus, cioè questa capacità di trasmissione da uomo a uomo". Dopo Ostia, sono stati registrati focolai anche in un allevamento di tacchini a Ferrara (sequestrati 50mila esemplari) e nel Veronese

Andreoni sottolinea quindi quanto sia importante il monitoraggio sulla circolazione di questi virus fra i volatili, come testimoniato anche dall'isolamento di un caso in un allevamento avicolo non commerciale (nella foto) in località Ostia antica, nel Lazio, proprio grazie ai regolari controlli che scattano all'insorgenza di una mortalità anomala. "Abbiamo già avuto negli ultimi anni la circolazione di ceppi aviari fra gli uccelli, che ha creato anche delle epidemie tra questi animali. Eccezionalmente, il più delle volte nel Sudest asiatico, abbiamo avuto anche casi umani di aviaria. In queste zone ci sono stati anche piccoli focolai ma hanno sempre avuto numeri contenuti, non essendoci il passaggio da uomo a uomo infatti il rischio è ridotto nella trasmissione. In ogni caso, di infezioni umane ce ne sono state diverse centinaia in tutto il mondo" in più anni, "non poche se le guardiamo complessivamente".

Le indagini epidemiologiche che vengono fatte normalmente sugli uccelli trovati morti e sugli uccelli selvatici e di allevamento, insiste, "sono fondamentali, perché permettono di controllare la circolazione di questi virus tra la popolazione aviaria e allertare tempestivamente su eventuali casi che possono determinarsi negli esseri umani". 

Insomma, "bisogna intervenire immediatamente per bloccare l'epidemia stessa fra gli uccelli e per evitare il passaggio all'uomo. Questo adattamento del virus può sempre avvenire, nelle mutazioni che fa potrebbe anche acquisire questa caratteristica della trasmissibilità da uomo a uomo. Anche se finora per fortuna non è mai successo. Ci mancherebbe solo l'aviaria in questo momento". 

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