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Ictus, come riparare il sistema nervoso: la scoperta può cambiare la storia

sabato 30 luglio 2022

2' di lettura

In Italia ogni anno, circa 185.000 persone vengono colpite da ictus celebrale che rappresenta la terza causa di morte - dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie - e la prima causa assoluta di disabilità (l’invalidità permanente delle persone che superano la fase acuta determina negli anni successivi una spesa che si può stimare intorno ai 100.000 euro). Ecco perché l'annuncio di un nuovo farmaco in grado di promuovere la riparazione del sistema nervoso a seguito di ictus è stato salutato con grande entusiamo dal mondo della scienza. Si tratta del NVG-291-R, sviluppato da NervGen Pharma Corp. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports, è stato condotto dagli scienziati dell'Università di Cincinnati e della Case Western Reserve University, che hanno testato il medicinale in un modello animale. Il team, guidato da Agnes Luo, ha utilizzato animali con danni del sistema nervoso, a cui è stato somministrato NVG-291-R. Stando a quanto emerge dall'indagine, la terapia ha portato alla riparazione del sistema nervoso e a un significativo recupero funzionale.

"Siamo molto entusiasti di questi dati preliminari", ha dichiarato Luo, "abbiamo osservato un miglioramento della funzione motoria, della funzione sensoriale, dell'apprendimento spaziale e della memoria. Attualmente non esiste cura per l'ictus, per cui questo lavoro potrebbe rivelarsi davvero una svolta sostanziale nel trattamento della condizione". Gli esperti precisano che saranno necessari ulteriori studi per convalidare i risultati e verificare l'efficacia del trattamento anche nei pazienti umani. Nel modello animale, il farmaco era efficace anche a distanza di sette giorni dall'inizio dell'ictus. "L'unico approccio attualmente approvato dalla Food and Drugs Administration per il trattamento dell'ictus", ha puntualizzato Luo, "non è in grado di riparare i danni e deve essere somministrato entro 4,5 ore dalla manifestazione della condizione. La possibilità di intervenire a distanza di una settimana potrebbe cambiare il paradigma per il trattamento dell'ictus".

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