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Infarto, rischio raddoppiato: gli effetti delle microplastiche nelle arterie

giovedì 7 marzo 2024

2' di lettura

È uno studio "rivoluzionario" quello dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli di Caserta pubblicato su New England Journal of Medicine che per la prima volta individua gli effetti sulla salute umana della presenza di microplastiche e nanoplastiche,  già documentata in diversi organi del nostro corpo. La ricerca ha infatti dimostrato non solo la presenza di un mix di inquinanti nella placche aterosclerotiche ma, per la prima volta, ne ha provato la sua pericolosità: il rischio di infarto e ictus risulta infatti almeno raddoppiato rispetto a chi ha comunque placche, ma "non inquinate", indipendentemente da altri fattori di rischio cardio-vascolari.

La ricerca è stata condotta su 257 pazienti adulti e asintomatici, che fra il 2019 e il 2020 hanno subito una endoarterectomia carotidea, intervento che consiste nella rimozione delle placche aterosclerotiche dalla carotide, eseguito anche in assenza di disturbi se queste ostruiscono più del 70% del lume del vaso. Le placchesono poi state osservate al microscopio elettronico ed esaminate con varie tecniche, per stabilire il grado di infiammazione. Nanoparticelle di polietilene sono state trovate nel 58% dei pazienti, e il 12% aveva anche frammenti di pvc. A distanza di 34 mesi, in questi soggetti si è osservato un aumento importante del rischio di eventi cardiovascolari e morte. 
 

Giuseppe Paolisso, coordinatore dello studio e ordinario di Medicina Interna all’Università degli Studi Vanvitelli ha spiegato al Corriere della Sera che "sebbene non sia stabilito un rapporto causa-effetto, la reale novità dello studio è la prima dimostrazione di un rapporto tra inquinamento da micro-nanoplastiche e malattia nell’uomo". I dati mostrano infatti un incremento significativo dei biomarcatori dell’infiammazione sulle placche quando sono presenti micro e nano plastiche. Spiega Paolisso: "Una placca infiammata è molto più friabile, si può rompere facilmente ed entrare nel torrente sanguigno. Dal momento che il detrito della placca non si scioglie, se incontra un vaso con un diametro inferiore", conclude il ricercatore, "lo blocca, generando un infarto o un ictus cerebrale".

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