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Intelligenza artificiale, la superbolla: previsioni e prospettive

Dalle aziende Big Tech 400 miliardi per potenziare la IA. Ma c'è già chi parla di profitti incerti e rischio crollo, per esempio, il Wall Street Journal
di Carlo Nicolato domenica 2 novembre 2025

3' di lettura

Che sia una “bolla” o un semplice “boom”, chiamatelo come volete, le Big Tech non smettono di investire nell’intelligenza artificiale, toccando cifre che fanno impallidire ogni altro precedente. Dall’inizio dell’anno sono stati spesi 155 miliardi di dollari, più di quanto il governo degli Stati Uniti abbia investito finora in istruzione, formazione, occupazione e servizi sociali nell'anno fiscale 2025. E secondo le dichiarazioni dei più grandi attori della Silicon Valley questo è solo un assaggio perché entro la fine dell’anno tale cifra potrebbe moltiplicarsi arrivando a 400 miliardi di dollari, più o meno il Pil di un Paese come la Colombia, e risultare non ancora abbastanza per l’anno a venire.

D’altronde, dicono le aziende, non riusciamo a stare dietro al mercato che ci chiede prodotti e capacità sempre più performanti. Amazon ad esempio sostiene di essere in corsa contro il tempo per fornire molte più capacità cloud di quanto offra tuttora, Microsoft afferma di aver riscontrato una domanda così elevata da parte dei clienti per i suoi servizi basati sui data center di intelligenza artificiale che prevede di raddoppiarli nei prossimi due anni. «Siamo a corto di potenza di calcolo da molti trimestri. Pensavo che avremmo recuperato. Non è così. La domanda è in aumento», ha affermato Amy Hood , direttore finanziario dell’azienda di Redmond. Meta Platform parla di limiti di capacità e della necessità di nuovi modelli di intelligenza artificiale e quindi di nuovi ingenti investimenti.

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Una rincorsa forsennata che sta generando intrecci di accordi e mosse non sempre chiare che continuano a sollevare interrogativi su quando esattamente tutta questa spesa si trasformerà in profitti, per non parlare dello spettro di un crollo come quello verificatosi nei primi anni Duemila. A inizio settimana ad esempio OpenAi ha siglato un accordo pluriennale da miliardi di dollari con AMD per la fornitura di GPU di nuova generazione.

Nvidia a sua volta, sta investendo 100 miliardi di dollari in OpenAI, mentre Oracle sta spendendo 40 miliardi per i chip Nvidia per alimentare il progetto Stargate della stessa OpenAI. Nvidia ha anche annunciato un investimento da mille miliardi di dollari in Nokia, che l’azienda finlandese ha dichiarato sarà destinato allo sviluppo dei suoi piani di intelligenza artificiale. Tutto questo si riflette in un andamento nervoso del mercato azionario relativo, anche se per il momento con una tendenza sempre al rialzo. Il Wall Street Journal sostiene che gli investimenti sono necessari affinché i sistemi di apprendimento automatico raggiungano l’intelligenza artificiale generale, o AGI, lo stadio in cui l’Ai diventa più intelligente degli esseri umani.

«Chiunque arrivi per primo ad AGI avrà un incredibile vantaggio competitivo su tutti gli altri, ed è proprio questa paura di perdersi un'opportunità che affligge tutti questi operatori», ha affermato Youssef Squali, analista capo del settore internet di Truist Securities. «È la strategia giusta. Il rischio maggiore è quello di spendere meno e ritrovarsi con uno svantaggio competitivo». Ma il mito di Prometeo all’incontrario, in cui il fuoco degli umani finisce nelle mani dei computer, rischia di bruciare in una bolla chi lo sta perseguendo a tutti i costi.

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