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Zucchero in cibi e bevande industriali? Conseguenze devastanti per il fegato: lo studio sulle malattie, uno choc

martedì 30 marzo 2021

2' di lettura

Lo zucchero ha un ruolo decisivo nell'aumentare in modo significativo la produzione di grassi corporei. E, come spiega ilfattoalimentare.it, l'effetto si vede con il fruttosio libero oppure coniugato al glucosio a formare il saccarosio, ma non con il glucosio da solo. Tutto ciò spiega perché è così difficile mantenere il peso entro determinati limiti e prevenire alcune malattie da benessere: il punto è che se si ha un'alimentazione che comprende prodotti industriali, anche se non consuma zucchero come tale, ne assume parecchio tramite bevande e cibi. Risultato? Al termine della giornata, l'organismo è stato stimolato a immagazzinare grassi. 

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Il tutto è stato messo nero su bianco in uno studio pubblicato sul Journal of Hepatology e condotto dai ricercatori dell’Università di Zurigo, che hanno coinvolto 94 volontari in un progetto sperimentale. La richiesta a parte del campione era di assumere ogni giorno, per sette settimane, una bevanda contenente 80 grammi (cioè quanto è contenuto in 0,8 litri di una tipica bibita zuccherata) di diversi tipi di zucchero (fruttosio, glucosio o saccarosio) con elementi debolmente radioattivi (come quelli utilizzati in diverse indagini diagnostiche). Questo per poterne seguire le evoluzioni nell'arco del tempo. Al contrario, al gruppo di controllo era stato imposto di non consumare bevande zuccherate per l'intera durata del test. 

Quando è stato analizzato  l’andamento del metabolismo dei grassi e di altri parametri, è emerso che il computo globale delle calorie non era differente. Questo, con assoluta probabilità, a causa del fatto che gli zuccheri assunti avevano trasmesso un senso di sazietà che aveva portato i partecipanti del gruppo di "trattamento" a mangiare di meno. Ma guardando i grassi, le differenze erano lampanti: chi non aveva assunto fruttosio aveva una produzione di grassi nel fegato addirittura doppia rispetto a chi non ne aveva assunto, produzione che persisteva anche 12 ore dopo l'ultima assunzione. Con il saccarosio, lo zucchero da cucina, il tutto veniva clamorosamente amplificato; al contrario, con il glucosio l'effetto sembrva svanire.

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Il punto è che la sintesi di lipidi nel fegato, quando al di sopra di certi limiti, rappresenta il primo passo verso malattie quali il diabete di tipo 2 e le steatosi epatiche. Ragione per la quale l'Oms raccomanda un massimo di 50 grammi quotidiani per quel che riguarda l'assunzione di zuccheri (si tratta di 12 cucchiaini da circa 4 grammi; meglio, sempre secondo l'Oms, non superare i 25 grammi quotidiani). Vi sembra molto? Non è così. Sempre ilfattoalimentare.it ricorda come gli svizzeri, per pescare un esempio dal mazzo, assumano in media 100 grammi di zucchero al giorno e, mediamente, tutta la popolazione europea raddoppia la dose raccomandata. A livello mondiale, vengono in media consumati 70 grammi di zucchero al mondo. Cifre, in effetti, sorprendenti.

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