La produzione

Tartufo tutto l'anno, mercato stravolto? Cosa succede in Umbria

Andrea Valle

Solo qualche mese fa, attorno ad inizio ottobre 2022, la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba aveva aperto una nuova stagione con lo slogan “Time is up”, ovvero “il tempo è finito”. Il tema principale della fiera era incentrato sui cambiamenti climatici e sulla sostenibilità. I tartufi, infatti, risentono molto delle temperature e delle sue variazioni, visto che crescono soltanto con favorevoli condizioni climatiche. Le temperature, le piogge, il terreno contribuiscono non solo alla crescita dei tartufi, ma anche alla loro maturazione. Purtroppo la siccità che ha caratterizzato i mesi estivi e autunnali del 2022, e le improvvise abbondanti piogge, hanno creato non poche difficoltà alla crescita di questo pregiato prodotto.

 

 

 

TENDENZA

Con il passare dei mesi, però, la tendenza sembra essersi invertita, dato che in queste ultime settimane il ritrovamento di tartufi è aumentato, l’offerta del mercato è aumentata e il suo costo, di conseguenza, diminuito. D’altro canto, nonostante le difficoltà di stagione, la domanda di prodotti al tartufo non intende diminuire. Gli operatori del settore registrano un interesse sempre più importante dei consumatori, non solo verso il prodotto fresco, ma anche verso i prodotti pronti al tartufo: lo dimostra anche il +8,4% registrato dal mercato delle salse gastronomiche a inizio autunno. È chiaro pero che questi cambiamenti repentini del clima mettono in difficoltà la capacità previsionale delle aziende, da sempre legate all’avvicendarsi delle stagioni, trovandosi a dover affrontare la stagionalità, settimana dopo settimana, in un clima di sempre maggiore incertezza.

RISORSA

In periodi come questi, dove il tartufo diventa una risorsa sempre più preziosa quando si ha la fortuna di averla, l’obiettivo delle aziende che lavorano in questo affascinante segmento di mercato, diventa la continuità. Continuità che viene assicurata in parte dalla costruzione di un’offerta destagionalizzata di prodotti conservati, e in altra parte dall’assicurazione per il futuro di una materia prima sempre disponibile, ottenibile attraverso la tartuficoltura. Diverse realtà stanno considerando questa opzione come l’unica possibile per garantire che una risorsa come il tartufo possa continuare ad allietare le cucine di chef di tutto il mondo e le tavole di consumatori e appassionati di questa materia prima. Le piantagioni di tartufo sono considerate dagli scienziati il futuro dell’intero comparto. La prima filiera del tartufo al mondo nasce in Umbria, completamente digitalizzata, consentendo un controllo maggiore anche a distanza e verificando lo stato di “benessere” di ogni piantina.

Razionalizzare i sistemi di irrigazione, in risposta al cambiamento climatico, è la sfida più importante che ci si pone, con l’obiettivo di monitorare e rispondere in maniera efficiente alle necessità di ogni singola pianta. Urbani Tartufi, nello specifico, su questo tema ha una vecchia tradizione di famiglia: negli anni Cinquanta la famiglia Urbani, sulla scia dello studioso esperto di agraria Francolini, aveva provato a replicare l’esperimento, recintando un ettaro di terreno ricco di tartufaie.

 

 

 

BUCHE

In quella porzione di terra aveva fatto scavare appositamente delle buche, che poi aveva seminato con frutti di lecci e altre piante tartufigene, cioè nelle quali si è sviluppa il processo di che poi porta allo sviluppo del tartufo. Dieci anni dopo, i cavatori trovarono quasi un chilo di tartufi per ogni alberello piantato. Ma è nel 2017, con la nascita di Truffeland, che si dà vita a una vera e propria azienda. Oggi la tartuficoltura è la frontiera dell'innovazione e della ricerca , ed è il modo in cui l’azienda dà il suo contributo all’emergenza climatica. «Di fatto Truffleland - spiega Giammarco Urbani, Ceo del Gruppo - opera nell’ambito della micorizzazione di piantine tartufigene, che messe a dimora in serra possono poi, piantate in altri terreni, portare nuova biodiversità al territorio circostante, produrre nuovi tartufi nel giro di cinque anni e compensare C02. Un triplice obiettivo in un solo gesto». Un progetto completamente made in Italy per continuare ad avere il tartufo sulle nostre tavole. E di certo si tratta di una sfida fondamentale per i prossimi anni.