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La mania delle diete proteiche: c'è pure la pasta "modificata"

di Alessandro Dell'Orto domenica 29 giugno 2025

4' di lettura

Hanno iniziato a provocarci con gli snack proteici – barrette, biscotti, crackers che poco alla volta sono spuntati qua e là nelle corsie dei supermercati tra un’irresistibile nutella antidepressiva, un gustoso sacchetto di patatine salatissime e i tradizionali grissini all’olio – e noi buongustai, un po’ stizziti, abbiamo fatto finta di niente, comprandoli quasi di nascosto solo per assaggiarli. E, ovviamente, bocciarli. Poi hanno tentato di condizionarci con gli yogurt proteici (il più famoso è quello greco) e con le bevande proteiche (integratori ai gusti più assurdi tipo banana split, cappuccino e cioccolato; ma ultimamente anche acqua) e qualcuno, purtroppo, ha iniziato a tentennare.

Ora, però, siamo passati a un vero affronto per noi amanti della buona cucina, a una guerra aperta, una sfida al limite della decenza: la pasta proteica. E, vedendo come si stanno riempiendo gli scaffali dei negozi e le offerte delle vendite on-line, c’è da preoccuparsi: per inseguire l’illusione della pancia piatta, per sognare un impossibile miracolo in vista della prova costume e per sentirsi gli sportivi che non sono mai stati, sono sempre di più quelli che si vendono al nemico dimenticandosi di quanto sia buono – e pilastro fondamentale della nostra italianità- un sano piatto di pastasciutta, ma quella vera di semola di grano duro. Al dente, gustosa e da condire con un sughetto sfizioso previo soffrittino. La moda, però, in questo momento va dalla parte opposta, e chissenfrega se bisogna spendere il doppio, l’importante è dimagrire. O meglio: credere di riuscirci.

Ma che cos’è, di fatto, questa nuova pasta? In molti aspetti- come la tenuta in cottura, il sapore, il colore- somiglia a quella comune, ma si distingue a livello nutrizionale per il maggiore apporto proteico (supera il 20-30%, a volte arriva al 50, mentre nella tradizionale è al 12-13%) e soprattutto si caratterizza per un basso apporto di glucidi (carboidrati), che costituiscono al contrario i macronutrienti principali della pasta classica e sono indicati, spesso a torto, come i maggiori nemici del ventre più o meno piatto. In ogni caso, mangiando 100 grammi di questa nuova pasta, si introducono le stesse quantità di proteine che si introdurrebbero con bistecche e uova.

E come si ottiene la pasta proteica? Si mescola la farina di frumento con proteine dell’albume dell’uovo o della soia, le quali possono essere combinate anche con altre farine di legumi (ceci, lenticchie, lupini, fagioli, fave o piselli), oltre a glutine di frumento, inulina, gomma di guar (che chissà cos’è...), fibre vegetali e sale.

Un piatto in teoria “più sano”, insomma, raccomandato a coloro che seguono una dieta ipocalorica per favorire la perdita di peso, consigliato inoltre a chi pratica un’attività fisica intensa e ha bisogno di limitare l’assunzione di carboidrati (a favore di un maggiore apporto proteico per aumentare la crescita della massa muscolare) e suggerito per aiutare a mantenere bassi i livelli di zucchero nel sangue e per aumentare la sensazione di sazietà nel breve e lungo termine, senza introdurre troppe calorie come avverrebbe con alimenti ricchi di carboidrati.

Certo, come per tutti i cibi non bisogna abusarne (gli esperti ricordano che un’alimentazione bilanciata dovrebbe tener conto del fabbisogno energetico e nutrizionale di un individuo, suddividendo le proporzioni delle calorie totali giornaliere nel 15% di proteine, nel 30% di lipidi e nel 55% di carboidrati) e ci sono anche delle controindicazioni: la pasta proteica può contenere uova, glutine, soia e legumi, che possono essere causa di allergie o intolleranze in individui sensibili ed è fortemente sconsigliata per coloro che hanno problemi renali.

C’è da dire che quello dei prodotti proteici è un mercato in continua espansione, che registra una crescita del fatturato pari al 4,5% l’anno (per un totale di oltre 1,9 miliardi di euro): a buttarsi sulla pasta ora sono sia i brand specializzati (quelli che forniscono prodotti a chi pratica regolarmente sport o a chi segue un’alimentazione controllata) che i generalisti (la Barilla e De Cecco, per fare due nomi famosi). I prezzi, ovviamente, sono molto alti, quasi raddoppiati: per restare sui prodotti che si trovano piuttosto facilmente anche nei normali supermercati, la confezione da 400 grammi di “Protein +” di Barilla costa 2,19 euro, vale a dire 5,48 euro al kg, mentre la variante classica si attesta a 2 euro al kg; il pacchetto da 400 grammi di “High Protein” di De Cecco arriva a 2,78 euro, pari a 6,95 euro al kg, mentre un kg di pasta classica è intorno ai 3 euro.
A far lievitare le cifre sono gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo, ma anche la moda imperante, vale a dire quel giochino che porta a fissare un prezzo più alto per convincere il cliente che si tratta di un prodotto di maggior valore. Quasi miracoloso. E qualcuno si illude: chi si butta sulla proteica – abbandonando l’ottima pastasciutta tradizionale con la quale siamo diventati grandi spesso pensa che basti mangiarne un paio di piatti per dimagrire. E poi, anziché fare sport o seguire un’alimentazione controllata, si abbuffa di dolci e alcol...

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