Vuoi un figlio coni capelli biondi, gli occhi azzurri, magari più alto della media? Insomma quello che in altri tempi si sarebbe chiamato un tipo ariano, in base a una classificazione razziale ormai bocciata dalla scienza.
Oppure, a seconda dei gusti, uno scuro di carnagione con i capelli crespi e una bella voce vigorosa? Tutto questo è possibile da tempo anche senza ricorrere a stramberie genetiche, a dispetto di ogni considerazione etica una coppia o una single, a seconda dei casi, può ricorrere all'inseminazione artificiale eterologa con sperma proveniente da una banca del seme che provvede alle tue esigenze, è sufficiente scegliere il profilo del donatore in base a un catalogo dettagliato che include altezza, peso, gruppo sanguigno, etnia, colore degli occhi e dei capelli, foto da bambino, la storia della famiglia, il tipo di voce, perfino personalità e istruzione.
La banca ovviamente garantisce che i donatori siano stati sottoposti a screening rigorosi, che siano insomma perfettamente sani. Bene, tutto preciso, come al supermercato. Se non fosse che in primo luogo, dicono gli esperti, analizzare molto in profondità le caratteristiche genetiche di tutti i donatori è pressoché impossibile, e in secondo luogo la scienza evolve, per cui ciò che sembra ragionevolmente adatto all’utilizzo oggi tra 20 anni magari non lo è più.
La dottoressa Edwige Kasper, biologa presso l'ospedale universitario di Rouen in Francia, ha recentemente presentato alla conferenza annuale della Società europea di genetica umana a Milano un caso clamoroso che riguarda il ripetuto utilizzo dello sperma di un uomo inavvertitamente portatore di una rara mutazione cancerogena, con il quale sono stati concepiti almeno 67 bambini, 10 dei quali hanno ricevuto una diagnosi di cancro. Al momento della donazione avvenuta tramite la European Sperm Bank nel 2008, non si sapeva se la rara variante genetica di cui era portatore fosse collegata al cancro e comunque non sarebbe stata rilevabile con le tecniche di screening standard. Il donatore insomma era ritenuto in buona salute.
Il caso è venuto alla luce quando due famiglie hanno contattato separatamente le loro cliniche perla fertilità dopo che i loro figli avevano sviluppato tumori apparentemente collegati a una variante genetica. La European Sperm Bank ha confermato che la variante in un gene chiamato TP53 era presente in alcuni spermatozoi del donatore e le analisi successive del laboratorio della Kasper hanno poi confermato che la mutazione era probabilmente responsabile della sindrome di Li-Fraumeni, una delle più gravi predisposizioni ereditarie al cancro. «Ho analizzato la variante utilizzando database di popolazione e pazienti, strumenti di previsione computerizzata e i risultati di studi funzionali e sono giunto alla conclusione che la variante era probabilmente cancerogena».
La banca in questione applica un limite mondiale di 75 famiglie per ogni donatore di sperma ma non dà indicazioni sul numero esatto di bambini per un donatore specifico. In questo caso tuttavia è stato acclarato che sono almeno 67 i bambini nati, in 46 famiglie in otto Paesi europei.
La variante è stata scoperta in 23 di loro e 10 hanno già sviluppato vari tipi di cancro, in particolare leucemia e linfoma non-Hodgkin. Julie Paulli Budtz, portavoce della banca, ha dichiarato che il donatore era stato sottoposto a test approfonditi, ma che «è semplicemente impossibile rilevare mutazioni patogene nel patrimonio genetico di una persona se non si sa cosa cercare».
Questo caso dunque pone altre delicate questioni relative alle donazioni di sperma, oltre a quelle etiche che abbiamo accennato all’inizio esistono seri rischi legati alla salute dei nascituri in relazione anche al numero di donazioni per singolo donatore.
«Abbiamo bisogno di un limite europeo al numero di nascite o famiglie per un singolo donatore», ha affermato la Kasper. «Non possiamo sequenziare l'intero genoma di tutti i donatori di sperma», ha aggiunto, «ma questa è la diffusione anomala delle malattie genetiche. Non tutti gli uomini hanno 75 figli in tutta Europa».