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The Lobster, nel film il folle mondo in cui è vietato essere single

di Andrea Tempestini domenica 18 ottobre 2015

3' di lettura

Sono stati due, quest'anno, i film ambientati in un futuro distopico (immaginario e spaventevole) che ci hanno assai colpito. Del primo, Sinfonia per Hagen, sull'auspicio ad un rapporto meno "bestiale" tra uomo ed animali, abbiamo scritto in aprile. Il secondo è The Lobster. In sala dal 15 ottobre, se ne consiglia caldamente la visione. In una società futura, i Single sono fuori legge. Deportati nell'Hotel, hanno quarantacinque giorni per trovare un partner tra gli altri Single presenti. Se non riusciranno saranno uccisi, reincarnati in un animale a loro scelta, poi abbandonati nei Boschi, dove la selvaticità della vita solitaria è norma e gli allergici alla coppia potranno godersi l'amata individualità (seppure in modalità punitiva, perché consegnati allo status di esseri non umani). Noi ci abbiamo visto una citazione del Richiamo della foresta di Jack London, ma chissà. In questi giorni di Sinodo, la famiglia tradizionale è al centro di carezze e soprattutto schiaffi. Contro di essa si sta scagliando di tutto. Dal diritto dei sacerdoti ad amare carnalmente e sposarsi (per le suore, nessuno si accora mai tanto) alla dichiarazione di Monsignor Charamsa. Il quale, siccome ha una relazione omosessuale e vuole trasformarla in matrimonio, la promessa di celibato (celibato nei confronti della donna) non l'ha infranta, né la infrangerebbe. Dev'essere una tattica per stordire l'antagonista con la supercazzola. The Lobster, del regista greco Yorghos Lanthimos al suo primo film in inglese, potrebbe essere inteso come film anticattolico. Grande errore. All'ingresso in Hotel si può optare per omosessualità o eterosessualità: almeno lì i diritti gay sono pari a quelli dei tradizionali(sti). Ciò che il film contesta è "come il concetto di amore sia collegato a quelli di solitudine o compagnia", dice il regista. Ovvero quella forzatura sociale al compromesso amoroso, il famoso "accontentarsi", pur di non morire soli. Lanthimos costruisce una fenomenologia - davvero esilarante - delle violenze a scopo di riformattazione subite dai Single molto simile al vero. Ci sono le scenette dimostrative volte a convincerli che la donna che va in giro da sola rischia lo stupro e che l'uomo che mangia da solo si strozza perché nessuno corre a paccargli le spalle. Chi ricorre all'autoerotismo come palliativo per l'assenza di sesso a due viene reinstradato verso l'equazione sesso = partner con lievi suggerimenti come la mano colpevole bruciata nel tostapane (le telecamere controllano i Single anche di notte). Poi, esperienze simboliche degne di Jodorowski, come incatenare una mano per comprovare che la cifra singola porta limitazione e problemi, quella doppia il contrario. Ma la pratica più cinica - e geniale - della sceneggiatura è la caccia. Ogni giorno i Single vengono lasciati liberi con un fucile caricato a sedativi per accoppare gli altri Single. Ogni single colpito vale un giorno in più in Hotel, ovvero altre ventiquattr'ore in più di vita e di possibilità di uscirne accoppiati. Uno sport forzato che ricorda molto la consuetudine spontanea dei veri single di confliggere con altri single per accaparrarsi un partner. Anni fa, Zygmunt Bauman aveva definito l'amore di questi tempi "liquido". Ossia completamente destrutturato. Il monito non servì, dacché ormai siamo pervenuti al puttanaio liquido. Basta farsi un giro in qualsiasi locale reale, o virtuale come sono i social, in cerca dell'anima gemella e scoprire che di sicuro si può trovare una copula senza nessuna anima, il resto, bah... Va detto che negli stessi posti c'è chi cerca "un compagno di vita per costruire una relazione seria, mettere al mondo dei figli, amarsi nel bene e nel male!" a perfetti estranei appena conosciuti. Questi sono ancora più spaventosi dei settantenni single incalliti che "per legarmi c'è tempo, voglio il cuore, sì, ma del tuo organo genitale". La tesi del film è che solo nella libertà si trovi l'amore vero. Non diremo oltre per non rivelare il finale, ma Colin Farrell, nei panni del protagonista David, ha la funzione di convincere gli spettatori che è così. Ci riuscirà? di Gemma Gaetani

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