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Antonio Conte sul palco a Sanremo: "Avevo una bella voce prima di allenare. Poi la panchina..."

di Nicoletta Orlandi Posti sabato 24 gennaio 2015

2' di lettura

"Prima di cominciare la carriera di allenatore, avevo una discreta voce". Il ct azzurro Antonio Conte sarà ospite del Festival di Sanremo e rivela: "Non è la prima volta che salirò su quel palco". Intervistato da Dribbling il commissario tecnico della Nazionale racconta che ci andò con la Juventus da giocatore per un progetto legato all’ospedale Gaslini di Genova e, "in quella occasione fui scelto insieme ad altri quattro compagni per cantare". Quanto a Sanremo sostiene che "è una bellissima kermesse, la manifestazione canora italiana più importante che seguo da quando ero bambino. Per me tornarci da allenatore della nazionale sarà un grande orgoglio, mi provoca forti emozioni". Colpa della panchina - Conte poi rivela che gli piace cantare e che prima di diventare allenatore non se la cavava niente male. "Adesso non è più così", ammette. "Colpa della ’panchina'. Durante le partite urlo per chiamare i giocatori che spesso fanno finta di non sentire. Finita la partita mi ritrovo afono e ci vogliono due ,tre giorni per tornare ad essere normale. Tutto questo insomma ha modificato la mia voce e me ne accorgo quando vedo in tv le imitazioni che fanno di me". Si può dare di più - Alla domanda su quale canzone di Sanremo ricorda più volentieri, il ct azzurro risponde: "Si può dare di più, di Morandi, Ruggeri e Tozzi", spiegando che il testo è sempre attuale. "Sì, tutti possiamo dare di più a cominciare da me. I giocatori? C’è chi cerca di dare sempre il massimo, chi deve essere aiutato, ma in genere i campioni quando raggiungono certi livelli hanno dentro qualcosa di importante e lo dimostrano», dice Conte, che alla fine del 2014 ha lanciato l’allarme ("Abbiamo toccato il fondo") sulle condizioni di salute del calcio italiano. "Mi auguro", aggiunge, "di non dover continuare a scavare perché significherebbe essere andati ancora più giù. Mi auguro che ci sia stata una presa di coscienza, che ci sia la volontà con i fatti di ripartire verso traguardi più ambiziosi". La voglia di risalire "ci deve essere da parte di tutti, bisogna rendersi conto che siamo scivolati in basso e che è giunta l’ora di tirarsi su".

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