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Tinto Brass, la confessione estrema: "Cos'è per me il cu***. Quando vedo quella forma..."

di Luca Beatrice giovedì 2 giugno 2022

4' di lettura

Non sappiamo se leggerlo come una distrazione o un imprevisto spazio di libertà, qualcosa che per miracolo è sfuggito alle rigide maglie della censura contemporanea, atterrita dalla rappresentazione del nudo, terrorizzata dall'erotismo eterosessuale e uniformatasi al bigottismo dei social per i quali bastano pochi centimetri di pelle scoperta nelle cosiddette zone erogene e addio, scatta il divieto, il blocco. In un mondo dove, per assurdo, la pornografia è di libero accesso gratuito per tutti, minori compresi. Per fortuna c'è qualcuno che continua a fregarsene, ama il corpo delle donne che nella storia dell'arte è stato a lungo tra i principali oggetti di rappresentazione.

Nella pittura da secoli, nella fotografia e nel cinema da quando esistono, effetto scatenante del voyeurismo: per ogni "uomo che guarda" c'è qualcuna che si fa guardare, queste sono le regole del gioco tra i più divertenti mai inventati. Tra chi non si fa spaventare né intimidire dal clima di santa inquisizione messo su da web e femminismo un plauso va agli organizzatori di Photolux. A Lucca, infatti, ecco il festival di fotografia intitolato You Can Call It Love e dedicato all'amore. Tante le mostre (fino al 12 giugno) la più attesa certamente è l'omaggio a Tinto Brass, grande maestro dell'eros all'italiana, riscoperto dalla critica che ha spesso storto il naso per il confine troppo labile con il sesso esplicito, mentre i fans (e le fans) lo hanno altrettanto idolatrato. Brass Mon Amour, dunque, a Villa Bottini, vera e propria retrospettiva con 120 foto, documenti inediti provenienti dall'archivio privato, manifesti, gli scatti di scena di Gianfranco Salis che lo ha accompagnato per buona parte della carriera.

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GLI INIZI
Nato a Milano nel 1933, veneziano di formazione e adozione, nipote di Italico Brass pittore di un certo successo a inizio novecento, Tinto arriva al cinema con un percorso tipicamente autoriale, studioso della Nouvelle Vague, assistente di Roberto Rossellini e Joris Ivens, interessato dallo sperimentalismo e dalla militanza già nei primi anni '60 - Chi lavora è perduto, Il disco volante, lo stralunato western Yankee e il londinese Dropout. Dopo un paio di non troppo fortunate incursioni nei generi storici- Salon Kitty e il disconosciuto Caligola a causa di forti scontri con lo scrittore Gore Vidal e il produttore Bob Guccione che lo massacrò rendendolo irriconoscibile il "segno Brass" esplode negli anni '80 con il capolavoro, La chiave dove lavora splendidamente con il corpo di Stefania Sandrelli, matura e procace, che con rara intelligenza si presta al gioco di sguardi e parole - la letteratura in Brass ha spesso un ruolo fondamentale, qui ispirato da un romanzo di Tanizaki e spostato nella Venezia prima dell'entrata in guerra.

CRISI DI MEZZA ETÀ
Nel volume autobiografico Una passione libera pubblicato alcuni mesi fa da Marsilio e scritto insieme alla seconda moglie Caterina Varzi sposata dopo la morte di Carla Cipriani "la Tinta", Brass cita il «démon de midi», la crisi di mezza età che colpisce le donne e provoca, per contrasto, la quasi involontaria esplosione di una nuova forma di erotismo, imprevedibile e liberato. Dopo Sandrelli, ha diretto la quarantenne Ana Galiena in Senso '45, però la soddisfazione maggiore è legata a esordi o, letteralmente, scoperte, giovani attrici che hanno accettato di lavorare nude e senza alcuna forma di pudore.

Sesso a volontà ma spesso con una matrice colta: così è Serena Grandi in Miranda omaggio alla commedia goldoniana, Francesca Dellera in Capriccio ispirato a un romanzo di Mario Soldati, Paprika con Debora Caprioglio tra i lavori più contestati dalle femministe per la questione delle case chiuse. In Così fan tutte, protagonista Claudia Koll anzi il suo lato B, «il culo è un capolavoro: forma, significante allo stato puro», cita addirittura Mozart, ne L'uomo che guarda Brass affronta Moravia, mentre tra le opere più fresche e scanzonate va citata Monella con Anna Ammirati, libera bellezza in bicicletta che sovente dimentica le mutandine a casa.

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HITCHCOCK
Filmando in quella sottile linea tra erotismo e pornografia, Brass ha disturbato i benpensanti per la sua visione godereccia della vita e della carne. Non c'è mai tristezza nel rapporto tra uomo, donna e sesso, niente eros e thanatos. Tinto merita un posto tra i grandi maestri del genere, accanto a fotografi come Helmut Newton o Araki e forse nel cinema non esiste un equivalente. Per i suoi scanzonati camei, sempre col sigaro tra le labbra le tabaccaie lo arrotolavano sulle cosce, così vuole la leggenda - ricorda semmai un beffardo Alfred Hitchcock alle prese con i moralisti eppur convinto che la vera trasgressione sia oggi l'amore.

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