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Sanremo 2023, Amadeus? "Nella storia del Festival...": un dettaglio decisivo

di Luca Beatrice mercoledì 8 febbraio 2023

2' di lettura

Da un’edizione all’altra, siamo alla numero 73, il Festival di Sanremo ha perfezionato la sua definitiva trasformazione in spettacolo televisivo transgenerazionale, il solo e credibile sulle reti generaliste. Quello che è un tempo era lo show per famiglie, il varietà per anziani completamente snobbato dai giovani, oggi riesce a prendere le diverse fasce d’età, fatto più unico che raro nell’intrattenimento popolare. A che cosa si deve questa mutazione genetica? Ogni anno il Festival batte il record di spettatori, aumenta lo share e su questo successo Rai1 vive di rendita per tutta la stagione.

Il merito è certo delle selezioni, capaci di guardare ai fenomeni più recenti, per esempio all’incontro e alla fusione tra rap e pop, alla mescolanza dei generi, a piccoli elementi di trasgressione altrettanto consolatori ed edificanti.

Sanremo non è (più) soltanto il luogo della melodia all’italiana, sa stare sul pezzo della cronaca, non dimentica di trovarsi nel 2023 e sebbene le canzoni per funzionare debbano utilizzare i sempiterni schemi tradizionali di strofa 1 strofa 2 ritornello 1 strofa 3 ritornello 2, la confezione, il packaging studiano come rivestire tali prodotti familiari all’orecchio di un’ipotetica patina di novità.

Per non dire dei costumi: il Festival è lo specchio esatto delle mode dei nostri tempi, se vuoi sapere come ci si veste nel 2023, come ci si muove, se vuoi capire l’evoluzione del linguaggio guarda Sanremo e ne avrai la perfetta restituzione.

Bravo è, indubbiamente, il direttore artistico Amadeus Quater: d’altronde solo chi parte munito di una solida cultura radiofonica riesce a intercettare al meglio i cambiamenti, ciò che funziona e cosa no, sa scegliere chi tra i veterani merita di essere riscoperto e, tra i giovani, quelli che possono toccare un pubblico ampio senza tradire i propri fan.

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GATTOPARDISMO TELEVISIVO
Nella storia festivaliera, l’ottimo conduttore delle ultime annate, compresa quella assurda del covid, verrà ricordato come uno dei più efficaci. Dagli anziani ai ragazzi, passando per i boomer, tutti guardano il Festival, in uno spazio metafisico dove per incanto la televisione funziona ancora come quando incideva davvero nel reale. Sarà interessante verificare il rapporto tra il pubblico web dell’infuencer Chiara Ferragni che la tv la guarda pochissimo e quello più tradizionale ancorato per abitudine al piccolo schermo. Sanremo cerca nuovi spunti, sente l’urgenza di rinnovarsi sempre senza rinnovarsi mai, splendido esempio di gattopardismo televisivo.

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