Addio

Al Bano e Romina, "divorzio sanguinoso": la confessione della Bernardini de Pace

Il divorzio più feroce? "Quello tra Al Bano Carrisi e Romina Power". Detto da Annamaria Bernardini de Pace, avvocato famosissimo che ha fama di essere, lei sì, la matrimonialista più "spietata" d'Italia. In una lunghissima intervista al Corriere della Sera, la 75enne "star dei divorzi vip" snocciola qualche succulento dettaglio professionale. "Nei divorzi, mi pagano gli adulti, ma difendo i bambini. Ho mandato via dei clienti perché usavano i figli contro il coniuge". Primo esempio, Rosanna Schiaffino e l'addio clamoroso a Giorgio Falck: "Fu una causa importante, vincemmo ai massimi: ottenemmo la casa di Milano e un assegno notevole. Quando si trattò di seguire l’affidamento del figlio, preferii farmi da parte". Silenzio assoluto su Francesco Totti, che ha "abbandonato" nella causa di divorzio con Ilary Blasi. La causa più "sanguinosa", invece, fu quella "di Romina Power e Al Bano. Si erano conosciuti giovanissimi, si erano amati tantissimo, poi erano emerse le differenze tra la mentalità americana e quella del Sud Italia. Però, furono bravi a preservare i figli".

 

 

 

Il lavoro le ha portato anche conseguenze assai spiacevoli. "Spesso ricevo minacce dai coniugi dei miei clienti - spiega ribadendo quanto già rivelato da Francesca Fagnani a Belve, su Rai 2, qualche mese fa -. Ho pure trovato una bomba sulla porta di casa. Da anni, esco soltanto accompagnata". L’assegno più alto ottenuto per un suo cliente, invece, ammonta "a centomila euro al mese. Netti".

 

 

 

Non tutti sanno inoltre che c'è il suo zampino in Tangentopoli, in tandem con Antonio Di Pietro. "Difendevo la moglie di Mario Chiesa: lui voleva tagliarle l’assegno. Trovai conti per 50 miliardi di lire, intestati a persone le cui iniziali componevano sigle di partiti, tipo Dc, Psi… E portai tutto in Procura, dove c’era un’indagine aperta. Il primo a essere arrestato fu Mario Chiesa. E io ebbi minacce, finii sotto protezione". Il suo cliente più famoso invece fu Ornella Vanoni: "Una causa, vinta, per diritto d’immagine. All’inizio mi occupavo di quello e soprattutto di contratti musicali". Molto rumore aveva fatto una sua lettera contro il "genero degenerato". Tutti la lessero come uno sfogo diretto a Raoul Bova, che stava lasciando sua figlia, Chiara Giordano: "Giuro che non era rivolta a lui - si difende l'avvocato -. L’avevo mandata al Giornale l’anno prima, quando lui e mia figlia Chiara non stavano ancora divorziando. Slittava dall’estate precedente".