Il futuro della Rai

Fazio e Annunziata? Un altro big pronto a mollare la Rai

Francesco Specchia

Qui, in Rai, oramai si va avanti per autocombustione. Prima c’è l’incendio Fazio appiccato da solo – appena appena spinto dalla pietra focaia di Discovery: 10 milioni di contratto -, poi il rogo autogestito di Lucia Annunziata. In queste ore dalle colonne del Foglio si vocifera che anche il Corrado Augias che si diceva «preoccupato per l’occupazione Rai» (lui che da trent’anni in viale Mazzini sopravvive indomito ad ogni occupazione) medita d’immolarsi nel fuoco della protesta, dato che sono finite le tende per studenti piazzate nel giardino della Sapienza.

AL LORO POSTO - E, «occhio a Massimo Gramellini» che potrebbe lasciarsi avvolgere nell’oblio protestatario d’una lingua di fuoco. Intanto gli agenti delle star pare siano alacremente al lavoro nel tessere trame e contratti con i network concorrenti, da Discovery a Mediaset (Cairo a La7 è un po’ più braccino). Eppure di «epurazione» ancora non v’è traccia. Molte direzioni-cardine rimangono saldamente al Pd spesso giustamente come nel caso della brava Silvia Calandrelli a Rai Cultura o come in quelli di Maria Pia Ammirati a Rai Fiction o Elena Capparelli a Rai Play.

 

 

Eppure molte altre poltrone vengono ora assegnate al M5S da Giuseppe Carboni a Rai Parlamento, Sala a Radio 2, l’altro Di Maio alla fiction. Ora, la vera rivoluzione del dinamico duo Roberto Sergio/ad&Giampaolo Rossi/direttore generale inizia dall’approvazione all’unanimità del cda Rai sia negli asset di Rai Com e Rai Cinema sia della nuova macrostruttura aziendale che dovrebbe ottimizzare le risorse interne. E prosegue nel dato fattuale che nessuno dei dirigenti di testata ha perso il posto: sono stati tutti adeguatamente ricollocati. E tranne Chiocci che è giornalista e non manager, nessuno è stato assunto dall’esterno come ai tempi dei 22 top manager di Campo Dall’Orto. Da che ho memoria mi pare una cosa inedita.

Perfino Marco Travaglio dalla Gruber si è trovato ad ammettere: «Questi hanno lottizzato meno degli altri», proprio mentre su Repubblica si legge che da 25 anni «la Rai è lottizzata dalla destra» e si potrebbero indicare solo tre nomi recenti di capi azionda Rai – Cappon, Campo Dall’Orto e Salini - per smentire questa teoria, di certo ardita quanto immaginifica.

 

 

E potremmo qui parlare del lento lavorio della nuova governance; degli scioperi generali disinnescati; delle banche che insufflate di rinnovata fiducia, riaprono i rubinetti incrostati dalla gestione Fuortes; di un clima astutissimamente democristiano. Eppure per i mass media, adesso è il tempo gassoso del Telemercato. E si danno in pasto alla stampa famelica di notizie un nugolo di nomi di conduttori sognati, probabili, possibili, su indicazione o a loro insaputa. Eppoi le domande fondamentali. Arriva Nicola Porro? E se arriva e va al lunedì sera di Raidue, è possibile che Report si sposti alla domenica di Raitre, o è più facile che in quella fascia ci si occupi di divulgazione? E ancora. Chi va ad Agorà, Incoronata Boccia? Ma in quale Agorà? E Lucia Annunziata che fa? L’ex signora di In mezz’ora ha messo una pietra tombale su qualsiasi ripensamento («Dimissioni? Una cosa seria, non torno indietro». Ma ribatte Fiorello: «Se non condividi nulla di questo governo, dovevi rimanere per lottare»), e dunque è tempo di sostituite.

LE SOSTITUTE - E chi sarebbero? Serena Bortone che non sfigurerebbe al posto di Fazio o Luisella Costamagna in quota 5Stelle (ma dal settimo piano piace di più in versione Ballante con le stelle)? No. Il nome anti-Annunziata- stesso giorno, probabilmente stesso titolo del programma -, che sta vorticando impazzito è quello di Monica Maggioni. Sarebbe un capolavoro tattico di rara eleganza. Maggioni ha lo stesso standing di Annunziata: donna, ex presidente Rai, ex superinviata, soprattutto interna Rai con un riflesso verso il giornalismo sul campo, meno militante. Se Monica registrasse ascolti uguali o superiori a quelli di Lucia sarebbe un trionfo; se, invece, scendesse di poco al di sotto, be’, a livello di costi benefici e servizio pubblico sarebbe stata comunque una buona scelta. Annunziata dal palco del festival dell’Economi a Trento si rivolge a Prodi: «Ci siamo divertiti». E Prodi: «Ci divertiremo...».