Rosso spinto

Marco Mengoni insulta Meloni, Fabio Fazio muto: cosa vi siete "persi"

Marco Rocchi

Giacca, cravatta e bermuda. Marco Mengoni domenica sera su Rai3, ospite dell’ultima puntata del programma di Fabio Fazio, ha deciso di dichiarare definitivamente guerra al buongusto. Tu quoque. E per la prima volta di provocare apertamente, arruolandosi pure lui nell’esercito degli artisti militanti di sinistra. Obiettivo facile: il governo Meloni, preso di mira alla presentazione del suo nuovo disco Prisma, terzo e ultimo capitolo della bella trilogia con la quale il cantautore laziale ha voluto dar voce alla sua età adulta. «Il prisma ha la capacità di scomporre la luce e mostrare i colori che la compongono» ha detto introducendo il suo nuovo lavoro durante l’incontro con i giornalisti. Mengoni proprio in quell’occasione, altro che arcobaleno, ha pensato bene di vedere principalmente rosso. E ci è andato giù pesante. «In Italia vedo tante cose che non sto capendo perché, nel 2023, mi sembrano anacronistiche. Quello che vedo oggi un po’ mi fa paura. L’Italia non deve fare passi indietro, dobbiamo essere tutti allineati. L’Europa in questo momento è più avanti di noi, e per difendere i nostri diritti dobbiamo urlare, se necessario. Non bisogna avere paura di dire certe cose».

A chi ha chiesto se l’obiettivo in particolare potesse essere il ministro delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, l’artista ha risposto: «Non solo, anche le uscite del presidente della Camera Fontana. Vorrei capire perché ci sia questo approccio. Non mi piace usare la parola fascismo. Non sono d’accordo con quello che viene detto però. È un esercizio per richiamare qualcosa di dittatoriale? Oppure qualcosa per aprire un dibattito e confrontarsi? Certo che se fosse questa seconda opzione non mi sembrerebbe il modo più giusto. Vedo assolutismo, come se tutte queste persone non vivessero in strada o non andassero al supermercato a parlare con la gente. Come giudicare Cuba dalla camera di un cinque stelle. Io non ho assistenti che mi fanno tutto, non vivo nell’Olimpo dei cantanti: ho amici che fanno altro con i quali mi confronto».
 

IL NUOVO DUETTO
Amici come Elodie, con la quale ha firmato il duetto tormentone estivo Pazza musica. Che sa di musica afroamericana. Periferia quindi, sì ma più newyorchese che italiana. Lei schierata apertamente contro Giorgia Meloni già dai tempi della campagna elettorale che, evidentemente, ha portato anche Marco, solitamente più riflessivo e decisamente più elegante di così, a scendere in campo dalla parte di quelli che nel mondo della cultura e della musica si impongono e decidono da sempre chi canta e chino. Una svolta militante, quella di Mengoni, iniziata già a Liverpool, durante la finale dell’Eurovision, quando ha deciso di affiancare al Tricolore la bandiera dell’inclusione «non solo lgbt+ ma totale», l’arcobaleno rinforzato con ancora più colori. Concetti belli come bella è e resta la musica di Marco che sta anche arricchendo il proprio orizzonte con collaborazioni interessanti come quella con il rapper Ernia, assieme al quale ha firmato Fiori d’orgoglio tra rap e dance o ancora Lasciami indietro cantata con un altro rapper, Jeson, nella quale si uniscono pop, rap e soul. Musica ce n’è. E sarà sempre bello ascoltare Mengoni, giustamente celebrato anche in Europa. Sperando che, passata l’ubriacatura da “tormentone”, in autunno torni in sé con tutta la sua naturale eleganza. Essenziale e coinvolgente come solo la vera arte sa essere. Un prisma di colori, melodia e armonia che convincono più di mille appelli o strappi.