Divani svuotati

Meteo, un disastro per la tv: Rai-Mediaset, cosa sta succedendo

Klaus Davi

I centri media, colossi della pianificazione pubblicitaria, tutti quotati in borsa e quindi col “vincolo” della verità, fanno il punto degli ascolti e tirano le somme per i loro clienti investitori. Alcuni bilanci piuttosto precipitosi affidati a istituti di rilevazione non quotati hanno indotto a conclusioni superficiali e affrettate. Si è letto di un crollo di ascolto dei tg Rai a vantaggio di notiziari concorrenti. Ma è vero? Secondo OmnicomMediaGroup i dati vanno contestualizzati: «A settembre dell’anno scorso tg e talk potevano contare sullo svolgimento di un fatto politico senza precedenti come le elezioni del nuovo Parlamento, avvenute il 25 settembre 2022, con relativa campagna elettorale. A questo va aggiunto che il settembre appena finito è stato il più caldo di sempre in Europa, con temperature in Italia di 5 gradi mediamente più alte rispetto a quelle del 2022».

Vero è che a risentire dell’assestamento sono stati maggiormente i tg Rai, con obiettivi d’ascolto, va sottolineato, che gli investitori definiscono comunque «più che soddisfacenti». Il Tg1 per esempio nell’edizione delle 20 questo settembre ha tenuto la media di 4.074.318 spettatori col 24.6% di share, 2 punti in meno rispetto a settembre 2022. Il 25 settembre dell’anno scorso, giorno appunto delle elezioni, il Tg1 delle 13.30 arrivò al 31% di share, quello delle 20 al 30%: uno sbalzo che si è ripetuto anche nei giorni successivi anche se in forma meno dirompente. Per quanto riguarda il Tg2 nell’edizione delle 13 lo share medio settembrino è stato del 12.3%, 1.5 punti in meno dello scorso anno (vale lo stesso discorso del Tg1).

 

 

 

Per quanto riguarda il Tg3, l’edizione delle 14.20 è in leggero calo dello 0,7%, mentre quella delle 19 dello sconta uno 0,5%, quindi le perdite sono state contenute. Gli analisti commentano: «Storicamente è sempre il Servizio pubblico ad avvantaggiarsi dei benefici delle campagne elettorali e delle elezioni generali rispetto ai concorrenti», di qui si spiega - almeno in parte- il calo di ascolto registrato a settembre dai notiziari Rai.

Buona la performance del Tg5 che nell’edizione delle 13 tiene uno share medio del 23.3% arrivando a guardagnare mezzo punto rispetto all’anno scorso. Sempre in salute invece l’edizione delle 20 che mantiene il 19,7 di share. In aumento anche le edizioni meridiane di Studio Aperto (11.8%, +0,1% vs settembre 2022) e avanza anche il Tg4 (4.3%, +0,6% vs settembre 2022) che tiene anche nella edizione delle 19 scontando uno 0.6. Sale di mezzo punto il Tg La7 delle 20 (media share del 6.1%), che si mantiene stabile alle 13.30 (4.1%).

A riprova che i dati relativi ai telegiornali seguono un percorso specifico, lo dimostrano i grafici relativi al prime time, la fascia in assoluto piu attenzionata dai colossi dell’advertising: le oscillazioni delle reti sono decisamente meno vistose. Avanzano Italia 1, che col 5.9% di share medio agguanta un +0,5% su settembre 2022, a sorpresa Rai 2, col 5% (+0,3%), Tv8 (2.5%, +0,1% vs settembre 2022) e Nove (2.3%, +0,2% vs settembre 2022). Stabili Rai 3 e Rete 4. Flettono di poco invece Rai 1 (-0,7%), Canale 5 (-0,7%) e La7 (-0,6%). Cambia invece lo scenario nel day time (7-19.30), fascia in cui molti canali registrano oscillazioni: in primis Rai 1 (-1,7%), Rai 3 (-0,2%), La7 (-0,5%) e Nove (-0,2%). Stabili Rai 2, Italia 1 e Rete 4. Crescono Canale 5 (19.8% di share, +0,6%) e Tv8 (2.7%, +0,1% vs settembre 2022). Per gli esperti il fattore climatico ha inciso più in questa fascia penalizzando Rai1, molto forte al sud.