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Sandra Milo, la rivelazione di Pupi Avati: "La sua paura, le ha reso difficile la vita"

lunedì 29 gennaio 2024

2' di lettura

"Era una donna di una generosità affettiva incredibile". Sandra Milo era "una persona con cui era facile diventare amici e i suoi slanci di affetto e la sua spontaneità erano autentici. Era intelligente, acuta ma in lei prevaleva la bontà, prevaleva la disponibilità nei confronti delle persone". Così con l'agenzia Adnkronos il grande regista emiliano Pupi Avati ricorda la diva del cinema italiano scomparsa oggi a 90 anni.

Avati la diresse nel 2003 nel film Il cuore altrove, presentato in concorso al Festival di Cannes, in cui l'attrice recitava accanto ai protagonisti Neri Marcorè e Vanessa Incontrada. "Confesso che la volli nel film Il cuore Altrove soprattutto perché ero molto incuriosito, essendo io un grande estimatore di Federico Fellini, di tutto quello che lei sapeva del mondo felliniano. Il piacere di averla con me sul set per un certo periodo era anche quello di poter ascoltare da lei aneddoti e ricordi che magari non aveva condiviso in pubblico".

"C'era il grande piacere di avere con me la testimone di un cinema che non c'era più - ricorda ancora Avati - e soprattutto di un regista che non c'era più, con cui aveva avuto, come sappiano tutti, non solo un rapporto professionale ma un rapporto molto profondo".

"La cosa che mi sorprese di più - aggiunge il regista bolognese - fu la sua paura di non essere all'altezza. Un'attrice che aveva fatto dei film che erano nella storia del cinema era ancora insicura e a me le persone insicure sono quelle che piacciono di più. La sua disponibilità e la sua fragilità probabilmente le avevano resa difficile la vita".

Sandra, aggiunge poi il regista all'agenzia LaPresse, era "di una ingenuità autentica, era rimasta bambina. Aveva quella sensazione di inadeguatezza che hanno solo le persone più straordinarie. Sentivo i suoi occhi su di me continuamente, come se fosse al primo film, e questa è la cosa più bella". Avati spiega di avere ricevuto da Sandra Milo "un grande affetto immeritato che si è poi protratto nel tempo pur non avendo più lavorato insieme, non avendo un ruolo adatto a lei. Mi è rimasta amica lei così come anche la sua famiglia in un modo che mi sembra autentico e profondo, come del resto era lei: realmente autentica anche nei momenti imbarazzanti, nelle situazioni che ha vissuto di ricordi senza rendersi conto che raccontando certe cose faceva male a qualcuno. Era la sua ingenuità". 

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