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Inside Out 2, fenomeno mondiale: il film sull'ansia vince ovunque

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Alessandra Menzani
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Premessa. Inside Out 2, il film d’animazione che entra nella testa di una ragazzina e ne racconta le emozioni, è più compreso/apprezzato dalle donne (mamme, figlie, zie) rispetto agli uomini. Cosa che non è difficile da capire: che l’emotività riguardi più l’universo femminile e talvolta lo governi è circostanza abbastanza assodata, al di là dei luoghi comuni. Da qui, l’effetto immedesimazione. Detto questo, il secondo capitolo del film d’animazione, fenomeno già nel 2015, sulla ragazzina Riley che da bimba ora è diventata adolescente e si misura con stati d’animo più complessi, rispetto alla Tristezza, alla Gioia, alla Rabbia del primo capitolo, è un successo incredibile che merita un’analisi.

NUMERI STELLARI
Inside Out 2 - diciamo subito è il film più visto dell’anno. Dopo una partenza straordinaria da quasi 4 milioni (3.934.462 euro raccolti nelle anteprime di martedì 18 e al debutto ufficiale di mercoledì 19 giugno), il cartoon Disney e Pixar domina il botteghino del weekend 20-23 giugno portando a casa ben 12.792.412 euro (1.662.017 spettatori, 569 schermi con una media monstre di 22.482 euro). Nella sola giornata di domenica 23, ha incassato 4.718.402 euro e giovedì, in cui si scontrava con la partita dell’Italia, ha comunque sfiorato i 2 milioni. Il totale è 16.774.526 euro, gli spettatori sono 2.200.893: superare il dato finale del primo capitolo, che nel 2015 raccolse 25 milioni, sembra una formalità. A livello mondiale, Inside Out 2 è già superato i 724 milioni di dollari: facile immaginarlo a breve oltre la soglia del miliardo.

Rispetto al primo film del 2015, la biondina Riley è cresciuta e diventata una dolce 13enne pronta per il suo ingresso al liceo. È nel pieno dell’adolescenza, siamo in estate, la vediamo mentre i genitori la accompagnano al campo estivo di hockey dove poi resterà sola con i coetanei. Il film racconta una manciata di settimane in cui succede di tutto, Riley si misura con vecchie amicizie tradite e nuovi incontri, tra ricordi e promesse di futuro. Il film ricostruisce bene che cosa succede nella mente di una preadolescente che vive di sbalzi ormonali (e umorali) e che deve ancora prendere le misure col mondo e con sé stessa. Le emozioni sono più complesse rispetto a quelle che viveva la Riley bambina. C’è Ansia, personaggio azzeccatissimo, iperattiva, confusa, che parla veloce. C’è Ennui, l’Indolenza, la noia, tipica degli adolescenti. C’è Imbarazzo, la sensazione di ineguatezza, disagio. I genitori portano i figli al cinema, anche piccolissimi. Le amichette ci vanno insieme, o le sorelle, si vestono di arancione o bianco a seconda delle emozioni che più le rappresentano. Il film non è solo visto, è vissuto, sentito, un fenomeno di costume, e anche se vogliamo una profonda seduta di analisi della propria psiche e del mondo interiore.

 

 

 

L’ANALISI

Sicuramente meno costosa rispetto alla seduta dall’analista. I detrattori sostengono che il film finisce per semplificare (e mercificare) tutto il disagio e il tumulto che avviene dentro la testa di un ragazzino. Ma in generale, piace assai, a grandi e piccoli. Sui social in questi giorni i commenti e le recensioni non si contano. Interessante il punto di vista di Cosetta Vella, mental e life coach che opera a Milano: «Capite tutti i meccanismi delle varie parti del cervello che sono dentro di noi, per me è stato molto affascinante, lo consiglio ai genitori con figli adolescenti e a tutti gli ansiosi che sanno di essere ansiosi per vedere i danni che fanno a se stessi e agli altri. Un film fatto benissimo. Poi fa vedere cosa alla fine una persona che si ristruttura ritrova la propria passione, cosa ama veramente e cosa non ama veramente. Lo consiglio a tutti».

 

 

 

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