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Questi mostriciattoli ricordano E.T.

di Giorgio Carbone domenica 11 maggio 2025

2' di lettura

Yuri è una ragazzina fantasiosa e ribelle. Vive col padre cacciatore sui monti della Carpazia (i luoghi di Dracula). Al calare di ogni sera il padre la chiude in casa. Girare di notte in quei posti è pericoloso. Con le tenebre si aggirano gli Ochi, animali dal pelo bluastro. Animali predatori, sostiene il padre, che in passato hanno rapito la madre di Yuri. Ma una sera il padre decide di portare Yuri con sè. Per una delle frequenti battute, a caccia di Ochi, assieme a una mezza dozzina di ragazzi del posto. E una battaglia infuria davanti agli occhi attoniti della ragazzina (gli Ochi sono piccoli, ma hanno delle zanne che fanno spavento).

Di ritorno dalla battuta, Yuri scopre un animaletto nello zaino. Un affarino che non mette paura. Somiglia all’antico E.T. di Spielberg (ha solo più denti). Yuri s’affeziona, lo nasconde e poi decide di riportarlo in montagna dalla sua famiglia (in fondo è una maniera per sciogliere un lutto non elaborato, anche lei avrebbe tanto voluto ritrovare la madre). Scappano insieme, ma per il padre si tratta di un rapimento e prende a battere la regione coi suoi abituali compagni di caccia. Succede che prima di trovare la tribù degli Ochi, Yuri trova la mamma. Che non fu rapita, ma cacciata dal padre padrone. The legend of Ochi, esordio nel lungometraggio del re dei videoclip Isaiah Saxon, è un film per famiglie. Vuole fortissimamente essere per famiglie, nonostante quella messa in scena sia alquanto disfunzionale. I modelli sono quelli degli anni Ottanta, da E.T. ai Goonies ai Gremlins, ai quali si fa riferimento per l’ideazione degli Ochi. Che il regista avrebbe potuto sbrigare col solito digitale (col quale ormai si fa tutto). E invece Saxon ha voluto ricorrere al vecchio espediente dei pupazzi animati come lo faceva 40 anni fa Carlo Rambaldi.

Ochi strabuzza, saltella, squittisce, come il vecchio E.T. L’effetto è straordinario. I pargoli in età prescolare andranno in estasi come i loro coetanei del 1980. Anche perché Saxon dimostra d’avere ben in mente una lezione impartita da Disney 90 anni fa: nella favola è sempre giusto mescolare l’horror con la commedia. La scena più bella? Quella dove Yuri e Ochi si nascondono al supermarket infilandosi tra i surgelati. La parte horror è occupata da Willem Dafoe che fa il padre cacciatore. Quando si mette l’elmo da antico romano e parte perla spedizione spaventosa, la favola diventa nera. E il tono cupo (favorito dall’ambientazione nei veri Carpazi) sembra appartenere a un altro file, e magari alcuni desidereranno che si continui su questa strada. Probabilmente a Saxon gliel’hanno imposto i coproduttori, che sono i fratelli Russo della serie The Avengers. Che i buoni sentimenti in cinema non sono soliti bazzicarli.

THE LEGEND OF OCHI. Con Helena Zengel, Willem Dafoe e Emily Watson. Regia di Isaiah Saxon. Produzione USA 2025. Durata: 1 ora e 36 minuti.

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