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Luca Marinelli torna al cinema? Super-flop: 35mila euro in un weekend

di Daniele Priori martedì 20 maggio 2025

3' di lettura

Paternal leave, il congedo parentale (che è in realtà un ritorno sul grande schermo) di Luca Marinelli floppa al di sopra di ogni possibile aspettativa. Il primo lungometraggio firmato dalla regista Alissa Jung al cinema è partito, infatti, proprio con il piede sbagliato. Nel primo weekend di proiezione al cinema del film d’esordio alla regia della consorte teutonica dell’italico maschio Marinelli, infatti, Paternal leave, coprodotto sull’asse Roma-Berlino (ops...) ha incassato solo poco più di 35mila euro. Un dato davvero minimale, malcelato giusto dal fatto che, vista la scarsa affluenza generale nelle sale, il film con Marinelli sia rimasto comunque, per l’intero fine settimana, al terzo posto del box office italiano, unica produzione per metà nostrana nella top five.

Basta però dare un’occhiata agli incassi degli ultimi film italiani usciti con discreto successo per capire come il podio di Paternal leave sia in realtà tutt’altro che di successo. Appena un mese fa, infatti, nel fine settimana di Pasqua la commediola romantica 30 notti col mio ex con Edoardo Leo e Micaela Ramazzotti, piazzatasi ugualmente al terzo posto, ha fruttato la bellezza di 450mila euro circa, praticamente oltre 12 volte l’incasso della coppia Jung-Marinelli. Addirittura impossibile fare il confronto con Follemente, ennesimo successo di Paolo Genovese che nel weekend d’esordio, a fine febbraio, ha letteralmente sbancato il botteghino incassando oltre 4 milioni di euro e prendendosi, ovviamente, il primo posto assoluto, confermato per settimane.

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Ulteriormente clamoroso, però, è il fatto che il ritorno al cinema dell’attore romano, smessi i panni di Mussolini indossati perla serie Sky, sia riuscito a restare addirittura molto sotto un altro film strombazzatissimo e acclamatissimo dalla critica di sinistra quanto non premiato dal pubblico: l’esordio alla regia cinematografica di Luca Zingaretti col suo La casa degli sguardi, nel week end d’esordio della domenica delle palme aveva superato i 187mila euro. Un bilancio, insomma, ad oggi impietoso nonostante le recensioni della critica per Marinelli e consorte siano assolutamente di rilievo. Tutte a sottolineare la magistrale prova dell’attore capitolino che di fronte ai ruoli complicati sembra quasi esaltare il riconosciuto talento. In Paternal leave Marinelli è appunto il papà (sconosciuto) di Leo, 15enne tedesca che decide di mettersi in viaggio per incontrare questo misterioso genitore. La giovane approda su una spiaggia deserta della costa italiana, in un chiosco chiuso per l’inverno ed esattamente lì incontra quel papà che l’ha rifiutata. Per Marinelli e la sua faccia da cattivo ragazzo (che però vuole essere buono) si tratta tra l’altro della seconda occasione in cui ha a che fare al cinema con il tema della paternità.


Nel 2017 fu, infatti, già protagonista di un bel film, Il padre d’Italia, diretto dal regista Fabio Mollo in cui Luca era un omosessuale che, in maniera del tutto fortuita, si ritrova a condividere la gravidanza di una donna (Isabella Ragonese) conosciuta casualmente (e già incinta) in un locale notturno per soli uomini. Caso talmente particolare che porterà il ragazzo a porsi mille interrogativi fino, di fatto, a divenire una sorta di padre putativo della creatura che la sua nuova amica darà alla luce. Storia bella che porterà Marinelli e Ragonese ad avere nomination ai Nastri d’Argento e il film ad essere premiato ai Diversity Award 2018, l’Oscar dell’inclusività. Oggi Paternal leave mette nuovamente Marinelli a confronto col tema della paternità.
«Il personaggio di Leo fa un’azione bellissima, nel fermare il padre da questa corsa lontano dagli altri e da se stesso - ha spiegato l’attore -. Del resto la figura genitoriale può essere vissuta sia dai genitori verso i figli ma anche dai figli per i genitori» in un rapporto di scambio mai del tutto compiuto. A differenza, invece, del particolare e, a quanto hanno raccontato i protagonisti, perfettamente riuscito confronto di ruoli tra la moglie regista e il marito attore. Un incontro vissuto in maniera «estremamente professionale» e, verrebbe da dire, quasi intimo, proprio come il clima che si respira in queste serate nelle sale accese su Paternal leave che somigliano più a un salotto familiare particolarmente allargato dove si rischia di diventare tristi nel pensare che, invece, ci si trova in una arena cinematografica in tremenda crisi d’astinenza da pubblico.

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