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Cinema, la sinistra frigna? Ma le sale sono gremite grazie al ministero

Mentre i vip si lamentano per la mancanza di nuove risorse, gli esercenti ringraziano l’esecutivo: "La promozione estiva ha generato i migliori risultati di sempre"
di Pietro Senaldi martedì 20 maggio 2025

3' di lettura

C’è un mondo del cinema che attacca il governo perché vuole tagliare i finanziamenti a pioggia a opere che al botteghino incassano meno di quanto costano allo Stato, oppure che in sala neppure ci vanno. $ il mondo dei registi che a volte, grazie ai finanziamenti pubblici, riescono a darsi oltre un milione di cachet. $ il caso del contestatore Gabriele Muccino per “A casa tutti bene”; e con certe cifre, come potrebbe essere diversamente? C’è poi un mondo del cinema che ringrazia l’esecutivo. $ quello di chi lavora fuori dalle luci della ribalta. Per esempio, gli esercenti, che ieri hanno plaudito a “Cinema revolution”, l’investimento del ministero per portare spettatori al cinema anche d’estate: biglietto a soli 3,5 euro per chi va a vedere film italiani o europei. Un progetto nato l’anno scorso e confermatissimo per il 2025, con sconti previsti dal 13 giugno al 20 settembre.

L’iniziativa era stata aspramente criticata dai registi, perché per una volta non prevedeva soldi per loro ma per i gestori delle sale. Matteo Garrone l’aveva definita «una cagata, perché d’estate la gente vuol andare nelle arene all’aperto». Evidentemente il regista ha in testa solo le località di mare dove svacanza o l’estate romana. Pupi Avati era stato più educato, sostenendo che «si tratta di un’idea carina ma insufficiente». Poi però aveva dato la mazzata, accusando il ministero della Cultura di «incompetenza» e chiedendo l’istituzione di un dicastero del Cinema ad hoc. Non la pensano così i veri addetti al settore, quelli dell’Anec, l’Associazione Esercenti, che hanno sottolineato per bocca del loro presidente, Mario Lorini, come «questa promozione ha favorito il cinema, che ora fa nell’estate i migliori risultati di sempre; e se qualcuno pensa di riuscire a fare meglio, si accomodi...».

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In effetti i dati dell’anno scorso dicono che, con 13,7 milioni di spettatori in sala, si è registrato un incremento dell’8,8% sull’anno precedente, del 23,7% sul 2019 e del 50,8% sulla media del triennio 2017-19, per un totale di quasi cento milioni di euro di incassi. Molto soddisfatto anche Alessandro Usai, presidente di Anica, l’associazione delle industrie cinematografiche, audiovisive e digitali, che rileva come «si è verificato un cambiamento che si riteneva irrealizzabile, perché prima si pensava che il cinema fosse un fenomeno invernale per una questione culturale italica, come la pastasciutta e la mozzarella». Invece Cinema Revolution ha davvero rivoluzionato i nostri costumi. «E penso», conclude Usai, «che quando si verifica questo genere di cose, non sia una cosa casuale ma il frutto di una strategia premiante».

Segno che l’intervento pubblico, quando è ben mirato, dà dei risultati; e anche a prezzo di minori sacrifici economici, se si pensa che l’iniziativa costa dieci milioni a stagione mentre attori e registi pretendono di farsi sovvenzionare il proprio genio alla cifra di un miliardo l’anno. Sempre nell’ottica di promuovere il cinema italiano, e non solo di sovvenzionare i soliti noti, già ricchi, oltre a una marea di ignoti ma con le giuste conoscenze, c’è da segnalare la Celebrating Connections, che si è tenuta a Cannes la scorsa settimana ma aveva già fatto tappa a Tokyo e Berlino. Un’iniziativa per promuovere i migliori attori italiani sotto i trent’anni, che dal 21 al 28 giugno prossimo saranno protagonisti a Riccione e Rimini dell’Italian Global Series Festival.

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