Natale senza Babbo: questo è il titolo del cinepanettone buonista ma purtroppo senza sale cinematografiche, presentato ieri a Roma, che sarà disponibile dal prossimo venerdì 28 novembre in tutto il mondo su Amazon Prime Video. La piattaforma streaming è divenuta il porto sicuro dei cinematografari italiani. Il cast è imponente: Alessandro Gassmann un po’ umano, un po’ Babbo Natale depresso, Luisa Ranieri nei panni della moglie Margaret, Mariangela Finocchiaro a fare la psicologa, Diego Abatantuono, personal trainer per Babbo Natale in crisi e Michela Andreozzi, attrice-preside della scuola dei figli di Babbo Natale e anche sceneggiatrice del film diretto da Stefano Cipiani. Buona parte del gotha degli attori italiani, insomma, di quelli da mesi e mesi impegnati a strillare contro il governo, che intanto, a un mese dalle festività di fine anno, in un solo colpo, mettono i loro nomi sulla locandina più prestigiosa con l’incasso al sicuro e di fatto a rischio zero. Il film, una favola postmoderna tra renne, elfi, un Santa Claus esausto, la Befana (Caterina Murino) col toyboy gayfriendly e addirittura una perfida Santa Lucia (Valentina Romani) affamata di apericene, non uscirà infatti nelle sale.
IDEOLOGIA E BUONISMO In compenso, però, risulta infarcito di ideologia e buoni propositi: messaggi contro la guerra e a favore di un maggiore protagonismo femminile perché – ebbene sì, sappiatelo – pure il Natale è diventato maschilista. Ma soprattutto, udite udite, contro il consumismo.
Tutto questo, da sottolineare inevitabilmente, incorniciato non in una pellicola prodotta da giovanotti appena usciti dal Centro Sperimentale di Cinematografia ma proprio dal più grande venditore del mondo (Amazon MGM Studios con Gaumont Italia) che, ovviamente, da tempo è sbarcato e con successo planetario anche sotto i magici riflettori del cinema, facendo una legittima ma altrettanto vigorosa concorrenza alle vecchie sale cinematografiche che, al di qua ma pure aldilà dell’oceano, da ormai un lustro boccheggiano, sopravvivendo a stento. Per carità, business is business. Lo sa pure la sempre bellissima Luisa Ranieri, nel film e unico personaggio senza superpoteri ma con la forza e l’empatia tutta umana chiamata a tenere stoicamente in piedi l’azienda di Babbo Natale che, però, di fronte alla stampa, dovendo ciurlare un po’ nel manico, sfodera tutto il repertorio classico dell’empowerment femminista moderno, seguita a ruota da tutti gli altri.
«Tutte le donne hanno bisogno del loro spazio e della loro identità. Non si può vivere a ricasco di un uomo perché il risultato è sempre pessimo. Tutti devono poter accedere agli stessi mestieri, senza alcuna barriera, perché non esiste una cosa femminile e una cosa maschile» ha detto l’orgogliosa Luisa, col buon Gassmann lì a rincarare la dose: «È tempo che ci sia una Mamma Natale. E perché non una Papessa? Per quale motivo una donna non può celebrare una messa?». Non pervenuti, almeno ieri, attacchi particolari alla donna che sta a Palazzo Chigi. Forse perché a Natale sono davvero tutti più buoni o solo per un sussulto di doverosa decenza.