Fabrizio Corona
Fabrizio Corona è ufficialmente indagato per revenge porn. L’ex fotografo dei vip è accusato di aver diffuso in maniera fraudolenta messaggi privati e immagini dai contenuti sessualmente espliciti.
L’indagine è scattata dopo la denuncia presentata dal giornalista e conduttore tv, Alfonso Signorini, da giorni al centro di una autentica gogna mediatica animata proprio da Corona e, in particolare, dai racconti di un ex concorrente del Grande Fratello Vip, Antonio Medugno, del quale si sarebbe dovuta sentire direttamente la voce nella seconda parte della carrellata di accuse che vedrebbero il presentatore a capo di un autentico “sistema Signorini”, fondato su scambi di favori in seguito a pesanti avances a sfondo sessuale. Una sorta di do ut des che a giudizio di Signorini e dei suoi legali non solo non sarebbe mai avvenuto, ma rappresenterebbe il culmine di una macchina del fango azionata contro il giornalista che, senza essere colpevole di nessun reato, è finito letteralmente nel mirino di una ancor più folle riprovazione morale pubblica di cui le bacheche social traboccano.
Una situazione che risulterebbe sinceramente insopportabile a chiunque, tanto che la Procura di Milano si è attivata con un ammirevole tempismo, tale da rompere, per ora, le uova nel paniere di Corona e dei suoi morbosi e languidi followers, veri e propri “guardoni da tastiera”, che pendevano dalle labbra dell’ex re dei paparazzi, in attesa della seconda parte del podcast Falsissimo, ovvero quella in cui si sarebbero sentiti ulteriori particolari sul prezzo del successo. Tutto da rifare, come ha annunciato nel fine settimana lo stesso Corona dai suoi profili social.
Gli inquirenti milanesi, infatti, coordinati dall’aggiunta della Polizia Postale, Letizia Mannella, e dal pm Alessandro Gobbis, hanno effettuato perquisizioni negli studi dove viene registrato il podcast e nell’appartamento di Fabrizio Corona, sequestrando la memoria dello smartphone e di un tablet oltre alla nuova puntata di Falsissimo. Corona è stato convocato in Procura per la mattinata di oggi dove, in base a quanto emergerà dall’interrogatorio, i magistrati capiranno se allargare o meno la platea di indagati, più o meno vip, da cui avrebbe preso le mosse il colpo bassissimo e molto violento, mirato contro il direttore editoriale di Chi.
Prima ancora che la notizia delle indagini avviate dalla Polizia e dalla Procura di Milano si diffondesse, ieri, era stato lo stesso Corona a raccontare per filo e per segno su Instagram cosa stesse accadendo. «Ragazzi, hanno provato a fermarci oggi!» aveva scritto l’ex fotografo. «Qui facciamo libera informazione, non abbiamo padroni, non facciamo vendette, siamo la spina nel fianco del potere» proseguiva l’arringa alla quale Corona aggiungeva anche uno scatto in cui si vedevano diversi uomini al lavoro nel suo appartamento, alla ricerca del materiale che, a giudizio dell’autore del podcast, sarebbe ulteriormente compromettente per Signorini.
«Questa è la solita storia, ma vedrete, ascolterete e poi capirete. Alla fine succederà quello che vi racconteremo noi, mettendoci la faccia e rischiando tutto in prima persona, perché contro il potere non va nessuno, solo noi», caricava ancora di enfasi e retorica il post di Corona, a capo di una sedicente unica fonte di coraggiosa controinformazione. Peccato che nel mezzo vi siano delle norme di legge, cavilli (chiamiamoli così) dei quali si deve tenere conto. Specie quando, come in questo caso, ad oggi, anche a volerle cercare col lumicino, non sussistono in alcun modo notizie di reati ascrivibili ad altri se non a quelli che si ammantano del ruolo di vittime molto presunte e di chi, in testa a una sorta di giuria popolare social, vorrebbe ergersi al ruolo di novello Robin Hood del gossip. Ma tant’è.
Questi sono i fatti e questa la penultima parola di Corona che, sempre via social, annunciava fiero: «Abbiamo dovuto rigirare la puntata, compresa l’intervista-denuncia di Antonio Medugno, perché il materiale ci è stato sequestrato dalla Procura. Non è un problema: stiamo rifacendo tutto. Vi racconteremo una storia ancora più forte e vergognosa». L’attesa è ora per oggi quando, non dal web ma dalle carte degli inquirenti, si scoprirà il futuro degli autori di questo scandalo nato sotto le luci degli alberi di Natale, ma dai contenuti tutt’altro che natalizi.