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Brigitte Bardot, la capra e la sua seconda vita

di Giorgia Petani lunedì 29 dicembre 2025

3' di lettura

Aveva quarant’anni Brigitte Bardot quando decise di abbandonare tacchi e lustrini per indossare stivali e cappelli da cowboy. Era il 1973 e l’attrice aveva capito che quella della ribalta non era più la vita che voleva. Dire addio alle luci dei riflettori e al successo non è da tutti, soprattutto quando sei una delle donne più ammirate al mondo. A Repubblica, in occasione dei suoi 80 anni, ammise «tutti vogliono farmi parlare di BB. Ma BB è morta. Sono un’al tra persona».

Fu durante le riprese del film Colinot l’alzasottane, il suo ultimo lavoro cinematografico del 1973, che decise di cambiare radicalmente vita per dedicarla alla difesa dei diritti degli animali. A colpirla profondamente fu l’incontro con una capra sul set che, a fine riprese, rischiava di diventare la cena della proprietaria. Bardot la comprò per salvarla e la portò con sé nell’hotel a cinque stelle dove alloggiava.
L’ex star del cinema amava davvero gli animali, tanto che finì perfino in tribunale per difendere le sue idee e i suoi valori. L’attrice fu multata per 15.000 euro per incitamento all’odio razziale, a causa di alcune dichiarazioni contro i musulmani. Bardot, infatti, aveva criticato apertamente e in diverse occasioni la festa religiosa dell’Eid al-Adha, durante la quale i fedeli sgozzano una pecora come rito sacrificale.

Oltre alla multa, fu condannata anche a versare un risarcimento simbolico a diverse organizzazioni anti-razziste. Bardot credeva davvero nella difesa dei diritti degli animali. Dopo una vita piena di incontri, film, amori, passioni e avventure, l’icona di stile desiderava solo una cosa: salvare i suoi amici dalle sofferenze. E non erano solo parole.

Nel giorno del suo ottantesimo compleanno, avanzò una richiesta speciale al governo francese di François Hollande: come regalo, voleva il divieto della macellazione rituale e l’abolizione delle pratiche religiose legate ai riti halal e kosher. «Sarebbe giusto concedermi queste due richieste dopo tanti annidi suppliche e d’attesa», aveva scritto la star in una nota pubblicata dai quotidiani Le Figaro e Le Parisien. «Se non le otterrò prima di morire, dovrò dedurre che ho fallito la mia vita. Queste sono le mie ultime volontà».

Per molti quello di Brigitte era solo un vezzo, un’ossessione, una mania. Ma basta guardare le immagini che la ritraggono con i suoi animali per capire cosa fossero per lei capre, pecore, cavalli, pony, cinghiali, asini, oche, anatre, galline, gatti e cani. Brigitte non era mai sola: viveva circondata dall’affetto di quegli esseri viventi che avevano reso la sua esistenza piena e colma d’amore. Semplicemente, BB aveva scelto l’essere rispetto all’apparire, la natura al posto del traffico della città, il profumo di un fiore alla puzza dello smog. Nella sua villa “La Madrague”, a Saint-Tropez, insieme a suo marito aveva trovato l’amore per la vita autentica.

«Non sono un’eremita! Leggo i giornali, guardo la televisione, rimango vigile e osservo questo mondo che diventa un circo», aveva spiegato in un’altra intervista. Il fatto è che il mondo lei l’aveva trovato lì: circondata da cani, seduta a terra accanto a una gallina o tra i boschi, con il vento tra i suoi capelli biondi, al galoppo su uno dei suoi tanto amati cavalli.

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animalismo

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