Critiche

Rai, esplode lo scandalo-trans: spunta un documento esplosivo

Francesco Specchia

C'è gender e gender. Cominciò tutto, in maniera plateale, nel 2014 (non era ancora di moda la legge Zan) con l'indimenticato Questioni di famiglia. Nel programma-consultorio di Raitre scorreva il dramma di due omosessuali ex militanti cattolici, assai benestanti, barba hipster, laureati, con tate e appartamenti in centro; i quali avendo figliato all'estero volevano che si passasse direttamente a riconoscergli uno status genitoriale che avrebbe richiesto perlomeno un altro sinodo. La puntata fece il 2,1%, a livello d'ascolti roba che neanche il suicidio di massa del reverendo Jones nella Guyana francese.

Dopodiché, toccata dalla critica e dallo -diciamo- scarso appeal delle tematiche, la Rai pensò di non tentare più l'esperienza "gender", almeno in prima serata. Rimediò in fascia protetta. Con la serie 9-1-1, in cui due lesbiche si rotolavano nel lettone, e il componente di una coppia gay si faceva estrarre dal didietro una sorta di verme solitario.

Non era esattamente un guizzo da Montessori. Sospesa anche quella, con tanto di scuse del direttore generale Rai. Ora ci risiamo. Una petizione di Pro Vita e Famiglia denuncia il fatto che «nel corso del 2022 la Rai ha usato i suoi programmi, finanziati col canone obbligatorio dei cittadini, per promuovere una visione ideologica e faziosa in tema di sessualità e identità di genere». E giù con un articolatissimo elenco.

 

 

 

LA LISTA
Marzo 2022: nel programma D-SIDE, Il lato diverso delle cose (RaiPlay), la puntata sull'identità di genere prevede Francesca Vecchioni esponente della comunità LGBTQ, e Leonardo Santuari, giovane "influencer transgender" che racconta sui social la sua transizione sessuale da ragazza a ragazzo. Aprile 2022: a Via delle Storie (Raiuno) la psicologa Maddalena Mosconi sostiene la necessità di accompagnare anche i minori che ne facciano richiesta alla transizione. Tutti, senza ulteriori indugi.

Agosto 2022: in Sex (Raitre), la puntata si gioca sulla brava Vladimir Luxuria e giovani ragazzi e ragazze transgender, e loro esperienze. Ottobre 2022: in un episodio della fiction Mina Settembre (Raiuno), spicca la presenza di uno studente maschio che «si sente» femmina. Dicembre 2022: Fame d'Amore (Raitre), registra, in "ben due puntate", la presenza di storie di giovani «con disforia di genere e che hanno intrapreso o desiderano intraprendere terapie ormonali a base di testosterone od operazioni chirurgiche per sembrare uomini modifica del tono di voce, aumento della massa muscolare, crescita di peluria maschile, rimozione del seno» .

Ora, l'ardore cattolico di quelli di Pro Vita e famiglia è encomiabile, e forse un po' drammatizzato. Epperò, spogliandosi dal pregiudizio e dall'ideologia e ragionando da liberale, uno si chiede: perché, scusate, col canone pagato da tutti, si devono finanziare programmi in cui s' introduce surrettiziamente la mitica «teoria del Gender» (va sul percepito, uno si può percepire uomo o donna o tutt' e due insieme), senza però instaurare un vero contraddittorio?

 

 

 

APRIRE IL DIBATTITO

Cioè, dando per scontata la narrazione di una fisiologia epsicologia in cui, poi, legittimamente, gli spettatori cattolici vedono «un messaggio ideologico potenzialmente pericolosissimo per migliaia di giovani confusi e a disagio con la loro identità, che potrebbero così essere indotti a desiderare l'assunzione di pesanti farmaci ormonali per alterare il loro corpo e sentirsi "liberati" da disagi di ben altra natura». In una puntata proprio di Fame d'amore «la ragazza che sta assumendo da mesi il testosterone per sembrare un uomo afferma davanti ai suoi amici che "la terapia ormonale è la chiave che ti libera a livello sociale"». Così. Senza un riscontro scientifico. Con la certezza assoluta di uno Zan, di una Schlein qualunque. La verità in tasca è elemento inesistente in natura.

Ora, chi scrive ha educato i propri figli al senso del rispetto di idee, religione, sessualità altrui; e ritiene da sempre l'omosessualità un'espressione naturale; e si è battuto per unioni di fatto e riconoscimento per tutti dei diritti civili. Ho perfino spiegato ai bimbi il perché di un bacio lesbico nel cartoon Jurassic Park su Netflix (non c'entrava una cippa con la trama). Ma il rispetto dev' essere reciproco. Un conto è, per dire, il progetto Gender Equality con cui la Rai promuove la parità di genere in contraddittori alimentati da scienziati e sociologi. E un conto è pure il racconto del Gender Gap Speciale Tg1 che arrivava alla rivoluzione culturale degli anni '70 con gradualità d'argomenti supportati dall'archivio storico dell'Istituto Luce. Altro conto, invece, è insinuare verità precostituite infilandole in programma del servizio pubblico per servirle magari a una platea di ragazzi, in un'idea un po' fascista di prevaricazione educativa.

QUESTIONE DI EDUCAZIONE
Chiariamo subito. Non è questione di «oddio mio figlio me diventa frocio», figuriamoci. È un problema di rispetto. Imporre così ai minori, nel flusso di coscienza dei palinsesti, l'ideologia gender senza manco avvertire e sapendo che i genitori confidano nel servizio pubblico come sodale della famiglia, be', è solo dittatura della minoranza. I nostri ragazzi, fino a prova contraria e alla maggiore età, per legge sono educati dai noi genitori. E noi rivendichiamo il diritto d'esser liberissimi di sbagliare da soli...