L'urlatore seriale

DiMartedì, soldato-Di Battista: fino a dove si spinge (su Putin)

Claudio Brigliadori

«Per quello che ho da fare, faccio il militare», cantava Vasco Rossi. Oggi, quarant’anni abbondanti dopo, diventa la provocazione di Alessandro Di Battista a Gianni Riotta. Per la verità, l’ex grillino oggi reporter senza frontiere ma soprattutto prezzemolino tv il militare vuole farlo fare e non ha la benché minima intenzione, da “pacifista”, di mettersi gli scarponi e imbracciare fucili. Dal suo salotto preferito, quello di Giovanni Floris a DiMartedì, con fare da Cassandra rattristata ricorda a tutti che l’evoluzione della guerra in Ucraina lui l’aveva già prevista un anno fa e che il continuo invio di nuove armi “decisive” serve solo a peggiorare la situazione internazionale.

«Vi siete illusi di poter abbattere militarmente un Paese come la Russia, grande e autosufficiente sul piano energetico ed alimentare. Questo è impossibile», ripete. «Ma se un Paese attacca deve perdere sul campo, capisci? Tu vuoi che perda l’Ucraina», ribatte Riotta. «Capite? Ecco, deve perdere sul campo», si indigna Dibba che poi lancia la sua proposta: «Perché non vi arruolate? Arruolatevi». A Riotta contesta, proprio lui, il fatto di parlare placidamente da un salotto, «e intanto ci sono stati 300mila morti». «Ma io in Ucraina ci sono stato, tu no», contesta Riotta.

 

«È una narrazione che fa parte del palco e non della realtà - va avanti imperterrito il tank Di Battista -. Sono molto preoccupato, anche la narrazione filo Nato si sta sgretolando. Le sanzioni non mordono più, l’economia russa torna a crescere. L’invio di armi ha impedito all’Europa di esercitare un ruolo. Oggi l’Europa dovrebbe dirsi disponibile a fermare l’invio di armi all’Ucraina in cambio di un immediato cessate il fuoco». Sempre che a Putin vada bene, certo. Ma questo è un problema degli altri.