Dio benedica le grandi serie tv. Le ultime rimaste a titillare ancora l’immaginario dei telespettatori con qualche pruderie a sfondo erotico. A prendersi il godereccio carico di responsabilità sono stat le protagoniste di And Just Like That, sequel dello storico The sex and the city che all’esordio della nuova stagione, partita ieri l’altro su Sky, ha visto subito sbottonarsi qualche abito femminile. Al centro della scena subito la storica protagonista della serie, l’indecisa e forse da sempre fluida Miranda Hobbes (Cynthia Nixon) e la new entry Rosie O’ Donnell, addirittura nelle vesti di una suora 63enne che sceglie proprio l’esordio della serie per farsi sverginare, provocando reazioni contrastanti nella fan base inglese della serie.
Del resto, al di là o al di qua della Manica, sembra siano diventati un po’ tutte e tutti aspiranti santarellini. Soprattutto nel mondo del cinema. Testimone è stato proprio il recente e decisamente poco eccitante Festival di Cannes. Scosso un pochino soltanto dalla doccia sensuale tra amiche delle tre bellissime italiane: Elodie, Matilda De Angelis e Valeria Golino, protagoniste dell’unico film italiano Fuori diretto da Saverio Martone che non avrà vinto nulla ma almeno ha rotto la cappa di perbenismo mista a frigidità che quest’anno si è impossessata della Croisette.
Il dibattito è aperto (in realtà da qualche tempo) sulle cause di questo spegnimento del grande schermo rispetto alle passioni. C’è chi è pronto a giurare che la colpa sia dei moderni savonarola della cinematografia, questi acclamati intimacy coordinator, invisibili (al pubblico) ma incombenti custodi della rettitudine e della morale nei momenti più hot sui set cinematografici. Figure santificate dai monaci e dalle monache laiche del politically correct che però, almeno nelle menti degli sceneggiatori dei film, hanno sortito un effetto glaciale. Per fortuna però che, come si dice, nella botte (o nello schermo) più piccolo è rimasto ancora un po’ di vino buono. Noi italiani, si sa, quando c’è da appassionarsi (anche in termini erotici) non arriviamo mai ultimi. E allora proprio oggi, all’indomani del giorno in cui le grandi serie italiane hanno brindato a festa, fregiate dai Nastri d’Argento, non possiamo non menzionare la fiction più bella dell’anno L’arte della gioia, successo Sky del 2025, diretto da Valeria Golino, premiata in Italia come miglior serie drammatica – dopo essere stata quasi messa alla porta dalle televisioni francesi con la protagonista, la giovane rivelazione Tecla Insolia (miglior attrice) che proprio nella parte iniziale della serie si lasciava andare a sensualissime scene nelle quali a cadere erano anche in questo caso gli abiti monacali della novizia, la Insolia, intrecciati a quelli di una castigatissima ma bellissima madre superiora, interpretata da Jasmine Trinca.
Dal sapore francese un’altra serie, Un amore, nel quale invece l’incrocio adulterino era con un tormentato Stefano Accorsi con Micaela Ramazzotti. Infine Inganno, serie Netflix con una straordinaria Monica Guerritore che, sullo sfondo della Costiera Amalfitana si abbandona a scene di amore intergenerazionale tra una splendida sessantenne e il toyboy 35enne, Elia, interpretato da Giacomo Gianniotti. Netflix che, anche in materia di film, fortunatamente non cede ai diktat moraleggianti, anzi, si inventa nuovi divi dell’eros come l’italico Michele Morrone, protagonista della trilogia erotica di 365 giorni. Le sfumature di passione che per fortuna ancora non si vergognano di essere rosse come l’attrazione che resiste alle cinture di castità di sceneggiatori e registi ancora traumatizzati dal metoo.