Casa Parkov. O Casa Marenzo, chiamatela come preferite. Ma attenti, perché la sitcom interpretata da David Parenzo e Sergej Markov crea dipendenza. Ogni volta che il giornalista italiano si collega con l'ex portavoce del presidente russo Putin a L’aria che tira, su La7, sono fuochi d'artificio.
«Rimarrete delusi voi e quelli che sostengono i complotti ma il ruolo della Russia è abbastanza semplice spiega Markov riguardo alla crisi in Medio Oriente -. Il problema principale è il programma nucleare dell’Iran. Loro vorrebbero solo produrre il carburante, non le armi. Tutti sono preoccupati del fatto che poi lo possano esportare e quindi gli Usa vorrebbero far chiudere la produzione di carburante. Il compromesso è chiaro, l’Iran potrebbe produrre il carburante per le centrali nucleari non sul territorio iraniano ma sul territorio russo oppure la Russia magari sotto il controllo delle organizzazioni internazionali potrebbe produrre il carburante per le centrali nucleari iraniane. Questo sarebbe il compromesso più evidente. In quel caso saranno tolte le sanzioni americane e l'Iran tornerà a una economia mondiale. Questo è il regalo che Putin potrebbe fare a Trump». «Beh regalo», obietta Parenzo che poi sposta il tiro: «C’è anche uno scambio sull’Ucraina, mi pare di aver capito. Il ruolo di mediatore di Putin in Iran gli consentirebbe poi di fare qualsiasi cosa in Ucraina, non è uno scenario così roseo».
«No, non è così - ribatte Markov -, verrebbero tolte le sanzioni all’Iran e alla Russia, e tutto il mondo, compresa l’Italia e le vostre imprese, non vede l’ora». «In Italia non vediamo l’ora che finisca la guerra in Ucraina caro Markov - lo stuzzica il conduttore - nelle ultime ore avete anche attaccato Kiev, l’Europa si augura che la Russia finisca di attaccare l’Ucraina». «Finché esiste questo regime che fa saltare in aria i nostri treni e proibisce l’uso della lingua russa in Ucraina non se ne parla. Andrà avanti questa operazione umanitaria militare...». «Umanitaria?- allarga le braccia Parenzo- Almeno non dica umanitaria». E parte la rumba: «Gli ucraini sono il nostro popolo, siamo venuti a liberarli dal regime nazista...», «Markov, io la ascolto finché fa l’analisi quando poi fa la propaganda lì mi incazzo, non so come si può tradurre in russo, in Italia si dice mi incazzo», «Fate il confronto tra Ucraina e Gaza!», «Ma sono due guerre diverse! Ogni tanto mi arrabbio anche io, che devo fare?».