Onda su onda, a In onda contano di arrivare fino a Gaza in diretta, ovviamente a bordo della Global Sumud Flotilla. Da giorni il talk serale di Luca Telese e Marianna Aprile ha sposato la causa palestinese senza se e senza ma.
Qualche puntata fa tra gli ospiti c’era addirittura Renzo Ulivieri, storico mister del calcio italiano che oggi a nome dell’Associazione italiana calciatori chiede ufficialmente la sospensione temporanea di Israele da tutte le manifestazioni sportive internazionali e che in collegamento ammetteva di «avere una gran paura perché l’Occidente è in mano a tre pazzi, Putin, Netanyahu e Trump». Il contraddittorio, se così si può dire, era affidato invece a Nathalie Tocci ed Elisabetta Piccolotti, che si alternavano parlando di «pulizia etnica» e «piano Trump agghiacciante». Lunedì sera si è saliti direttamente a bordo delle imbarcazioni degli attivisti proPal dirette verso la Palestina.
A parlare è Tony La Piccirella, uno dei membri dell’equipaggio della Flotilla. A differenza di quanto accaduto qualche tempo fa a Greta Thunberg, loro non rischiano semplicemente il “respingimento” e l’espulsione da Israele, ma il carcere. Quello duro, essendo stati equiparati a dei veri e propri terroristi. «Ci stupisce che nessun governo si sia ancora espresso contro le minacce a civili impegnati in una missione protetta dal diritto internazionale, in acque dove loro (gli israeliani, ndr) non hanno alcun potere. Significherebbe farci diventare degli ostaggi».
In ogni caso, assicura La Piccirella, «noi non abbiamo alcuna paura, accettiamo tutti i rischi del caso, sappiamo di essere nel giusto a livello di legittimità, di giustizia, di umanità e di legalità». «Non è la prima volta che cerchi di andare a Gaza. La volta scorsa come sei stato trattato dall’Idf?», gli domanda la Aprile. «Ci hanno intercettato in acque internazionali a un miglio dalle acque territoriali egiziane, ci hanno sequestrato la barca, deportato in Israele e offerto un rimpatrio volontario. Molti di noi hanno rifiutato perché noi eravamo diretti a Gaza, non siamo entrati illegalmente in Israele. Abbiamo rinunciato a cibo e acqua, per denunciare la disparità di trattamento con quanto accade in Palestina, ci hanno messo in un centro di detenzione senza letti, hanno cercato di umiliarci in tutti i modi ma non potevano toccarci perché si nutrono della legittimità che danno loro i governi americani ed europei. Il costo politico per trattarci in una certa maniera è troppo alto».