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Formula1, da Hamilton ad Alonso: l'analisi di una stagione da caos

di Giulio Bucchi domenica 30 novembre 2014

3' di lettura

Cinque parole come le lettere che compongono il nome Lewis. Cinque parole per descrivere un campionato contraddittorio, monotono e allo stesso tempo avvincente. Stelle, affidabilità, caos, giovani e indifferenza: cinque parole-chiave di una stagione complessa. Stelle. Sono quelle luminose e quelle affievolite, quelle a tre punte della Mercedes con vettura, Nico e Lewis e quelle degli ex protagonisti Alonso e Vettel. Le prime hanno dominato, hanno prodotto scintille, sono maturate e cresciute: il 2014 è stato l'anno perfetto dei campioni del mondo nonostante gli errori, perché ha sublimato un percorso individuale e di squadra. Più forti e consapevoli, Hamilton ha imparato a gestire, Rosberg ha fatto esperienza, le Frecce d'Argento hanno affinato. Al contrario Seb e Fernando si appannano, uno perde feeling e convinzione, l'altro mantiene voracità ma cede al rompicapo del Cavallino: abbattuti e sconsolati, da campioni alla ribalta passano a comprimari frustrati, con la differenza che lo spagnolo sa di aver raggiunto un livello altissimo di guida mentre il tedesco spera di chiudere una parentesi isolata e di replicare l'epopea Schumacher. Affidabilità. Le complicate Power Unit hanno mietuto vittime ad ogni fine settimana e hanno inevitabilmente posto la ciliegina sulla torta pure all'ultima uscita. Non se lo meritava Rosberg, anche solo per dignità, così come non se lo sono meritati prima i calimeri di turno. Vettel ha finalmente compreso lo stato d'animo del vecchio compagno Webber, Hamilton ha rischiato l'esaurimento nervoso. “Non vogliamo che l'affidabilità decida il titolo” Toto Wolff dixit. A prescindere dall'esito giusto e inappellabile, ha influenzato un bel po' le classifiche finali. Caos. Tecnico, regolamentare, economico, italiano. Fric, comunicazioni radio, pneumatici apparivano e scomparivano come fantasmi. Un giorno sono i doppi punti, un altro le tecnologie moderne per stare al passo dei tempi, un altro ancora i motori da “scongelare”, salvo poi dichiarare che è tutto sbagliato e va rivoluzionato. Rivoluzioni economiche sgradite per mettere toppe a buchi di budget e a spese fuori controllo vengono puntualmente sedate (incaricare una figura super partes?), mentre le rivoluzioni a Maranello non trovano fine e creano una confusione preoccupante laddove chiunque invoca stabilità. Giovani. La faccia bella del mondiale sono Ricciardo e Bottas, due agli antipodi eppure ugualmente arrembanti. Daniel ha dato colore a una tela monocromatica con i suoi sorpassi, la sua velocità e il suo sorriso; Valtteri ha portato la Williams agli antichi fasti, consistente e costantemente in crescita. Uno ha vinto l'altro ancora no, entrambi però sono definitivamente emersi e hanno lasciato il segno. Il futuro è loro come buona parte del presente, mentre dietro crescono e si fanno largo altre facce in attesa dell'occasione giusta. Indifferenza. E' l'atteggiamento del circus a tutto ciò che non rientra nella logica del denaro e dello show business. La crisi, l'etica, la sicurezza sono corollari poco importanti e ne pagano le conseguenze i più deboli. Jules Bianchi in realtà sta pagando più di chiunque altro, eppure a conclusione del grande spettacolo non c'è stata una parola in suo ricordo, figurarsi un mossa esemplare per rendere giustizia o evitare il ripetersi di altri drammi. di Giulia Volponi

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