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Valentino Rossi, pilota, maestro e imprenditore: dalla fuga inseguito dai carabinieri al trionfo

di Giulio Bucchi domenica 17 febbraio 2019

4' di lettura

Distesa sulle colline romagnole, affacciata sulla riviera del divertimento, Tavullia è l’ombelico di un mondo tutto giallo, che con la Cina però non ha niente a che vedere. Qui di tarocchi non ce ne sono, c’è solo, ovunque (bandiere appese ai lampioni, cartelli, adesivi, insegne, perfino uno striscione gigante in piazza) un unico, originale e inimitabile Valentino Rossi che, dal 10 marzo (primo Gp in Qatar), farà partire l’assalto a questo benedetto decimo titolo che gli sfugge dal 2009. Ma oggi, intanto, il re della MotoGp compie 40 anni. Una cifra tondissima e quasi sorprendente da cucire addosso a questo Peter Pan, che di strada ne ha fatta da quando, assieme agli amici, si sfidava con lo scooter sulla statale “Panoramica” fuggendo dai carabinieri. Oggi Rossi si è diviso in tre. Oltre ad essere un totem per nulla pensionato del motociclismo, è il boss della VR46, azienda di abbigliamento tecnico di grande successo, e ideatore assieme all’amico Uccio Salucci della VR46 Riders Academy: una scuola di moto e di vita per giovani piloti che ha già sfornato due campioni Mondiali Junior Moto3 (Dennis Foggia e Lorenzo Dalla Porta) e due iridati in Moto2 (Pecco Bagnaia e Franco Morbidelli). Mentre Elia Bartolini e Lorenzo Bartalesi sono i due giovanissimi che correranno il campionato italiano supportati dallo Sky VR46 Junior Team. Formalizzata nel 2014, l’Academy è la discendente della Cava, quella struttura dismessa dove Rossi, assieme agli amici fra i quali Marco Simoncelli, e pure col babbo Graziano, andava a girare con la moto da fuoristrada per allenarsi. Nel 2011 il trasferimento. Luna Park e college - Su un terreno appartenente a Graziano posto sulla destra di Tavullia (salendo dal mare) Vale ristruttura una vecchia casa colonica e si crea il suo parco giochi con tanto di camere, spogliatoi, sala da pranzo con camino e maxi schermo, base d’appoggio per un tracciato chiamato inizialmente “la Biscia” e ora noto a tutti come «il Ranch»: pista in terra battuta, moto di traverso e luogo di pellegrinaggio per i tifosi. Oggi, quel luna park è divenuto una sorta di college, un unicum riconosciuto anche dalla Federmoto. Antonio Di Girolamo è il factotum che si occupa della struttura: «Servono tre giorni per risistemare la pista quando girano», racconta. Perché qui si va forte. Rossi si è circondato di ragazzi in cui ha intravisto del talento da coltivare. Da tre anni gli allievi sono undici, scelti «a pelle da me e da Vale», spiega Uccio, «fra gente rimasta a piedi come Bagnaia o altri che ci stimolavano». Due giorni a settimana si allenano assieme. Il mercoledì il “differenziato”, che può essere palestra, cross, minimoto o kart, il sabato tutti al Ranch. Cinque ore di giri cronometrati nella pista di 2,6 km (si fa in circa 2 minuti) poi l’Americana finale nei due ovali concentrici: a ogni giro ne vengono eliminati 2, fino al duello decisivo. Sempre a tutto gas, per vincere, perché l’adrenalina del Ranch è la stessa del Mondiale. Serve abituarsi. «È uno dei segreti del Dottore», commenta Uccio, che dell’Academy è responsabile assieme ad Alberto “Alby” Tebaldi e Carlo Casabianca, «circondarsi di giovani lo aiuta a restare competitivo. Vale ha già vissuto le situazioni che si presentano ai ragazzi, quindi sa come aiutarli». Tutti sono seguiti dal professor Fabrizio Angelini, ogni 15 giorni vengono fatte le analisi di sangue e saliva, controllato il peso e la nutrizione, che varia da pilota a pilota. «Ci stiamo organizzando per fare anche un piccolo ambulatorio», confida Uccio, che ha appena seguito gli ultimi aggiustamenti alle tute prima dei test, compresa quella di Valentino: «Una tuta non fatta su misura può creare dolori agli avambracci e compromettere l’annata». Dalla pista agli affari - Mentre a tutti viene proibito l’alcol nei weekend di gara: sia perché disidrata, sia perché dal giovedì a prima delle gare in ogni momento la Dorna può ordinare l’alcol test. E chi è positivo viene squalificato. Spenta la moto, attraversata Tavullia, Rossi si siede alla scrivania della VR46. Magliette, cappellini, felpe, accessori: un’azienda di abbigliamento a tutto tondo. Retail diretto, punti vendita itineranti in ogni circuito, e-commerce: la VR46 ha lavorato con la Juve, segue Ktm, Lamborghini, Monster Yamaha e molti piloti del Motomondiale (c’era anche Marquez, poi cacciato dopo i fatti del 2015). Nel 2013 la VR46 ha fatturato 9,6 milioni, nel 2017 20,4 e le previsioni per il 2018 sono 17,5. Tanto che, secondo una stima, l’azienda versa circa un milione di tasse all’anno al Comune di Tavullia, paesone che grazie al turismo valentiniano (ristorazione e gadget, oltre alla filiera ufficiale del 46 che comprende il Fan Club, il bar osteria “Da Rossi” e il negozio di prodotti tipici griffati) gode da 15 anni almeno di benefici economici tangibili. «Abbiamo 40 dipendenti, tutti ragazzi della zona», conferma l’ad Alby Tebaldi, ex capo-area di Finstral e uomo di fiducia del Dottore, conosciuto nelle scorribande sui passi appenninici per andare al Gp del Mugello, «nel 2009 Vale mi prese e mi disse: “E se facessimo da soli per il merchandising?” Ora siamo presenti in circa 50 Paesi ma la nostra forza è l’essere come una famiglia, anche se siamo diventati un modello di business. Siamo partiti in 6, tutti presi da aziende leader del settore, alla cena di Natale eravamo 90». Alessandra Colombo si occupa della grafica con un team di 4 persone, «Valentino valuta, dà consigli, ma non si intromette», spega Alby, «e viene spesso in azienda. L’articolo più venduto? Le sue t-shirt gialle ovviamente». di Tommaso Lorenzini

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