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Coppa Italia, la punizione più crudele contro gli italiani: il calcio annientato dalla Rai

di Gino Coala domenica 20 gennaio 2019

3' di lettura

La pochezza di questo governicchio, nel quale Luigi Di Maio imperversa, si dipinge anche attraverso le tragicomiche sorti della Coppa Italia. La Rai detiene storicamente i diritti tv della competizione per molti anni relegata nella serie B dei trofei da desiderare. Per "colpa" della tiranna Juventus, invece, si è trasformata in un' ultima spiaggia verso cui le grandi deluse fanno rotta quando, già a inizio primavera, si ritrovano fuori da tutti i giochi (salvo poi scoprire che da quattro stagioni di fila anche la coppetta finisce nella bacheca bianconera). A tale bontà d' intenti in campo, però, non corrisponde una gestione illuminata della Coppa Italia. Sia da parte delle "aquile" della Lega Calcio che si sono intestardite con questa formula ridicola, per cui i club di serie A hanno diritto di affrontare a casa propria quelli di B o di C (con il conseguente deserto sulle tribune); sia da parte della tv di Stato (che per i diritti spenderà 35,4 milioni a stagione fino al 2021) che in questo fine settimana ha offerto perle stupefacenti. BENEVENTO O LECCE? Passa un minuto dall' inizio della partita contro l' Inter ed il Benevento diventa subito il Lecce (sono entrambi giallorossi...). Durante la gara, ormai indirizzata verso la vittoria nerazzurra (6-2), il bordocampista Francesco Rocchi improvvisa un siparietto con il telecronista sull' intervista esclusiva all' ad interista Marotta, che sarebbe andata in onda poche ore dopo alla Domenica Sportiva: «Attenzione allo speciale calciomercato di stasera: ci sarà Marotta e insomma... Icardi è uscito oggi al 45'...». Della serie "vedo-non vedo", meglio di Valeria Marini ai tempi d' oro: qualsiasi tv concorrente avrebbe bombardato lo spettatore di cartelli e promo, alla Rai preferiscono stare sul vago... Il "vedo-non vedo", poi, diventa un "non vedo per niente" in occasione del secondo gol di Lautaro: viene chiamato il Var per un presunto fuorigioco ma, appena passa il replay, puff: ennesima pubblicità casuale, senza preavviso, a tagliare immagini e telecronaca nell' unico momento di suspense. In quella miniera di topiche che è stata la partita di Milano, nel commento di Marco Lollobrigida e Thomas Villa ahiloro maltrattati sui social («L' Inter deve stare attenta che non è ancora finita»: 10 secondi dopo Dalbert segna il 3-0), spunta perfino il «danno procurato», locuzione che non esiste nel regolamento. Regolamento che, almeno per la Coppa Italia, andrebbe studiato: sia per le diffide (che si azzerano al via degli ottavi), sia per il funzionamento del torneo stesso. Durante Napoli-Sassuolo in telecronaca hanno ripetuto più volte che, per stabilire la testa di serie che avrebbe giocato in casa il quarto di finale con il Milan, «ci vorrà il sorteggio». Ma è stato fatto il 20 luglio scorso... «C' è il gol... quasi» Certo, il golazo del weekend lo segna Gianni Cerqueti durante Samp-Milan. Settimo minuto dei supplementari, diagonale di Saponara, la palla sembra entrare e Cerqueti esclama: «C' è la rete... quasi». Perché infatti la sfera sfiora il palo ed esce. Capita (anche questo), è il bello della diretta e ci può stare: il mito Galeazzi sparò un «roulotte russa» durante una partita di tennis. Quello che non ci può stare, invece, è che lo stesso Di Maio mentre gode per lo stop ai contributi pubblici all' editoria privata, con la legge di bilancio regali un assegno di 80 milioni all' inadeguata tv di Stato per tappare i buchi da incassi mancati via canone in bolletta elettrica. Come se la Rai non ne avesse abbastanza: gli esborsi per il personale ammontano a 847,5 milioni all' anno (dati 2016). A Di Maio questi spettacoli - Coppa Italia compresa - vanno bene? di Tommaso Lorenzini

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