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La "Perla nera" del calcio tunisino sacrificata per la rivoluzione

di Giulio Bucchi sabato 30 giugno 2018

2' di lettura

L'esperimento più divertente nel rapporto tra calcio e letteratura in Tunisia (già eliminata da questi Mondiali) lo ha fatto il sito arablit.org, indicando l' ideale formazione tunisina composta da 23 scrittori. In quella rosa Choukri al-Mabkout figura nel ruolo di centrocampista, grazie ai suoi piedi buoni (cioè alla qualità della sua penna) ma anche alla sua capacità di farli fruttare con ottimi lanci (metafora del suo talento nel promuoversi). Questa vita da regista anziché da oscuro mediano gli ha permesso di ottenere il prestigioso Arabic Booker 2015, premio internazionale per la narrativa araba con il romanzo "Ettalyeni" (L' italiano). E poi di cimentarsi in un giallo sul calcio, sua più grande passione: «La sezione di sport dei giornali è stata la mia prima lettura», riconosce l' autore. «Sono appassionato di calcio fin dall' infanzia. Ed è stato quell' amore a portarmi alla letteratura». E infatti nel romanzo intitolato Baganda, al-Mabkout racconta la vicenda umana e sportiva di una stella del calcio tunisino, tale Dust Baganda (personaggio di fiction), detto "la Perla Nera" e improvvisamente scomparso dalla circolazione alla metà degli anni '80. La storia serve all' autore per ricordare la triste sorte di molti giocatori tunisini «un giorno glorificati dal pubblico, e poi caduti nel dimenticatoio e lasciati marcire nell' indigenza». Ma la vicenda, ambientata al tempo della dittatura di Bourghiba, consente ad al-Mabkout anche di ricordare la caccia all' uomo di quel periodo, la paranoica ricerca dei dissidenti con conseguente repressione nonché il fenomeno dei desaparecidos tunisini. Da ultimo, il libro è un tentativo di mostrare i limiti del giornalismo mentre prova a descrivere, con immense difficoltà, le storture di quel regime. L' altro protagonista, il cronista Andenasser Asli che si mette sulle tracce di Baganda provando a individuare i responsabili della sparizione del calciatore, deve barcamenarsi tra la sua ostinata ricerca della verità e l' obbedienza a un potere che lo vorrebbe autore di articoli scritti sotto dettatura, se non sotto dittatura. La scena finale del libro, con il ritrovamento del corpo di Baganda il giorno stesso del colpo di Stato di Ben Ali che destituirà Bourghiba, ci lascia in eredità due messaggi: le rivoluzioni dotate delle migliori intenzioni nascono spesso sotto i peggiori auspici; l' innocenza bambina del calcio viene inevitabilmente spazzata via dalle logiche ciniche della realpolitik. di Gianluca Veneziani

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