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C'è un SuperMario in campo. Ma per Silvio

L'ex premier porta Balotelli al Milan: alle elezioni può valere il 2 per cento. E mette 10 milioni anche nelle casse del Pdl
di Eliana Giusto giovedì 31 gennaio 2013

3' di lettura

  di Salvatore Dama E arrivò il giorno in cui Silvio Berlusconi riaprì il portafogli. Dieci milioni di euro messi a disposizione delle banche a titolo di fidejussione per garantire i debiti di Forza Italia. Ma soprattutto venti milioni di euro per portare Mario Balotelli al Milan. Più i 4,5 che guadagnerà a stagione l’ex calciatore del Manchester City.  Soldi, soldi, soldi. Nel primo caso, l’aver garantito i debiti del partito può permettere al Pdl di introitare qualche finanziamento privato alla campagna elettorale. Ciò per rimpinguare delle casse, quelle di via dell’Umiltà, miseramente vuote. Non un manifesto, non un santino. Il Popolo della libertà ha imposto un obolo di 25mila euro ai candidati posizionati nelle parti alte dei listini bloccati. Cioè quelli con certezza di essere eletti. Soldi che serviranno a finanziare il tour elettorale del Cavaliere. In partenza dall’1 febbraio.  Circa l’acquisto di Balotelli, l’ex premier crede molto nell’equazione “tifo soddisfatto uguale urna piena”. L’ultima volta fu il caso di Zlatan Ibrahimovic, acquistato a ridosso delle elezioni europee. Adesso, a pochi giorni dal voto politico, ecco il colpo di mercato: dopo averlo definito «mela marcia» (ed essersi poi successivamente scusato),  Berlusconi porta SuperMario  a Milanello. Ed è quello giusto. E già si azzardano cifre sul potenziale elettorale dell’evento del mercato di riparazione. C’è chi sostiene che un botto del genere sposti non meno di 400mila voti. Tutti  cittadini che, in politica, si fanno guidare dalla passione sportiva. E dalla “riconoscenza” verso il “Presidente”, dopo averlo insultato con disprezzo per mesi a causa della partenza stentata del Milan in campionato. Altri azzardano percentuali: Balotelli al Milan vale 2 punti in più per la rimonta di Berlusconi su Bersani. Sarà.    Nel frattempo Silvio, febbricitante, si riposa ad Arcore prima di cominciare l’assalto finale. Obiettivo: far saltare i numeri della coalizione di sinistra al Senato. L’ex premier concentrerà i propri sforzi in quelle Regioni dove la rimonta e il sorpasso sono realistici: Campania, Sicilia, Lombardia e Veneto. Il Pdl cresce nei sondaggi e tocca quota 20 percento. Beneficiato anche dall’affaire Monte dei Paschi di Siena. Mario Monti non va oltre il 10 percento, mentre salgono ancora Beppe Grillo e Antonio Ingroia. Ieri il Cavaliere è tornato ad attaccare il presidente del Consiglio. Lo ha fatto in un’intervista esclusiva rilasciata al direttore di Parioli Pocket,  Daniele Quinzi: «Per perseguire il pareggio di bilancio Monti ha preferito usare le tasse. Per spremere i contribuenti non c’è bisogno della Bocconi, uno studente di ragioneria saprebbe farlo benissimo». Berlusconi accusa Monti di essere «un piccolo politicante» condizionato dal governo tedesco: «Io per governare ho chiesto e ottenuto il consenso degli italiani, non quello della signora Merkel». Se vincesse, la cancelliera «saprebbe che  la musica è cambiata rispetto al governo Monti». Silvio va giù sullo spread: «Fino a due anni fa  nessuno ne aveva sentito parlare. Ora sembra il principale tema economico del Paese, ma non è affatto un indicatore della salute economica, tanto è vero che oggi è sceso, ma la crisi è più grave di prima». Berlusconi illustra alcuni punti del nuovo contratto con gli italiani: «Eliminazione dell’Imu sulla prima casa, abolizione o modifica del redditometro, stimolo alle imprese per assumere senza il peso di contributi e imposte, aumento a 5mila euro dei pagamenti in contanti».  Ha complimenti per Matteo Renzi e Michele Santoro («L’unico a invitarmi in prima serata»), biasimo per Montezemolo («Un’operazione d’élitè, la sua»). Rivendica l’amicizia con Craxi e annuncia che il prossimo leader del centrodestra sarà donna. Ma non Giorgia Meloni: «Ha un modo vecchio di fare politica».  

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