Rilancio estremo

Superlega, Andrea Agnelli: "Andiamo avanti, tra di noi un patto di sangue. Valuteremo le proposte di Uefa e Fifa"

"La Superlega andrà avanti". Lo dice Andrea Agnelli in una intervista a Repubblica precedente, supponiamo, allo scossone avvenuto nella notte: i club inglesi hanno ufficialmente mollato il progetto di torneo a numero chiuso e presenza fissa lanciato dal presidente della Juventus (che per l'occasione si era dimesso dalla guida dell'Eca, l'associazione dei grandi club europei) e da quello del Real Madrid Florentino Perez. Una riunione notturna d'emergenza drammatica, perché di fatto la rivolta contro  l'Uefa è morta sul nascere e ora espone i club a possibili rappresaglie da parte del massimo organismo calcistico europeo, che nelle ultime 48 ore aveva usato toni durissimi con i ribelli. 

"Tra noi c’è un patto di sangue, ha il 100% di riuscita, e non abbandoneremo i campionati nazionali né i settori giovanili", giura Agnelli riferendosi agli altri club. La mano tesa a Uefa e Fifa è d'obbligo, considerando l'aria che tirava già nel pomeriggio di martedì: "Se ci fanno una proposta, valuteremo". Come dire, il ridimensionamento è già in atto: "Vogliamo creare la competizione più bella al mondo capace di portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando la distribuzione delle risorse agli altri club e rimanendo aperta con cinque posti disponibili ogni anno per gli altri da definire attraverso il dialogo con le istituzioni del calcio".

 

 

 



A chi contestava la volontà sotterranea di mollare i campionati nazionali, Agnelli risponde sottolineando come ci sia "piena volontà di continuare a parteciparvi": "Noi rimaniamo nelle competizioni domestiche, andremo a giocare in ogni stadio d’Italia, di Spagna e d’Inghilterra. Il nostro lavoro resterà intrinsecamente legato alle competizioni domestiche". "L’alimentazione dei settori giovanili viene mantenuta, ogni settimana daremo ai tifosi le partite dei campionati nazionali e di una nuova competizione, capace di avvicinare le generazioni più giovani che si stanno allontanando dal calcio, che sta vivendo una crisi enorme di appetibilità verso le nuove generazioni". 

 

 

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