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Lorenzo Casini, nuovo presidente della Lega: Cassese e Franceschini, clamorosi intrecci politici

di Claudio Savelli sabato 12 marzo 2022

3' di lettura

Habemus presidente di Lega, ovvero - un po' a sorpresa Lorenzo Casini. È stato eletto - e anche questa è una sorpresa: fino a due giorni fa era più probabile la quarta fumata nera- con undici voti su venti, il minimo indispensabile: vuol dire che rappresenta e rappresenterà poco più della metà della serie A, cioè quello che la serie A stessa ha cercato di evitare fino all'ultimo. Il tempo, però, stringeva e un nuovo presidente andava eletto entro il 24 marzo, pena il commissariamento da parte della Figc e quindi un'ammissione di incapacità di auto-governarsi della Lega e un controllo più diretto della federazione, con la quale alcune questioni sono in sospeso (l'adeguamento dello statuto su tutte). Si è optato quindi per il male minore, ammesso che di male si tratti.

TRIDENTE VINCENTE - Non lo è di certo per il tridente Lotito-De Laurentiis-Commisso, che ha raccolto voti sufficienti per eleggere l'uomo dei desideri: un politico. Andrea Abodi, invece, era sponsorizzato dalle altre grandi, in particolare le milanesi e la Juventus, oltre ad Atalanta e Torino, in quanto uomo di calcio. Chiara la prima conseguenza: il nuovo presidente, almeno al giorno zero, non è voce di tre delle prime quattro della classifica, nonché le tre che rappresentano l'ampia maggioranza del fatturato. Ha vinto, Casini, anche perché è stato l'unico a presentarsi. Prima dell'assemblea di ieri, il vice presidente Luca Percassi, ad dell'Atalanta, ha letto un messaggio inviato da Abodi che dava disponibilità alla candidatura, ma in quel momento Casini aveva già i numeri per l'elezione: lo hanno votato Lazio, Napoli, Fiorentina, Udinese, Venezia, Genoa, Sampdoria, Empoli, Verona, Spezia e Salernitana a fronte di otto schede bianche e una a favore dell'ex presidente Dal Pino.

Professore di diritto amministrativo, avvocato allievo del giurista Sabino Cassese, il 46enne Casini è capo di gabinetto di Dario Franceschini al Ministero della Cultura. È quindi una risposta concreta alle lamentele di Lotito e De Laurentiis, secondo i quali il primo sport italiano è stato abbandonato dallo Stato dopo la pandemia, al contrario di altri settori. Non a caso, il presidente del Napoli è stato il primo a proporre Casini, conoscendone l'impegno con cui ha favorito i ristori al mondo del cinema. Il resto l'ha fatto un precedente nel mondo dello sport all'interno del curriculum del neo-presidente: dal 2014 al 2019, Casini è stato infatti un componente del Collegio di Garanzia dello Sport del Coni, dunque è un volto conosciuto da Malagò. Il quale afferma: «È sempre positivo quando c'è un presidente, era qualcosa di indispensabile e in certi versi doveroso. In bocca al lupo, c'è tanto da rifare ma penso che lui lo sappia». Bastone e carota. Ancor più chiaro Gravina, presidente della Figc, che accoglierà Casini come uno dei tre rappresentati della Lega (con Lotito e Marotta) nei prossimi consigli federali: «Gli auguro di ricompattare in tempi brevi la Lega Serie A e di esprimere una leadership in grado di rappresentare al meglio, in un'ottica di sistema, gli interessi dei club del massimo campionato». Si vedrà. Di certo, tra il dire e il fare c'è di mezzo una lega spaccata a metà. Non la migliore delle premesse.

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