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Qatar 2022, i super-recuperi stanno rovinando il calcio

di Fabrizio Biasin venerdì 25 novembre 2022

3' di lettura

Uno dei grandi protagonisti del Mondiale non ha i cosiddetti "piedi buoni", non segna tanti gol e a guardar bene neppure respira, semplicemente si chiama "tempo di recupero" e sta facendo ammattire tutti quanti. Se ne parla da giorni e ormai ci abbiamo fatto il callo: le partite in Qatar non finiscono più al 90esimo, semmai al 100esimo o anche oltre. Lo ha deciso Pierluigi Collina, Chairman of the FIFA Referees Committee (tradotto, Gran Visir degli arbitri) e in qualche modo ce lo ha anche spiegato: «Vogliamo evitare partite con 42, 43, 44 minuti di tempo effettivo. Quindi i tempi per le sostituzioni, i rigori, i festeggiamenti, le cure mediche o ovviamente la Var, dovranno essere compensati. Con partite che necessariamente si allungheranno anche verso i 100». Lo ha spiegato nella conferenza organizzata alla vigilia dei Mondiali e - colpa nostra - ce ne siamo allegramente fottuti, una cosa del tipo «ok, lo ha detto, ma figurati se vedremo partite che durano fino al minuto 100 e più». E invece va così, in Qatar, con tutto quel che ne consegue: giocatori più stanchi, partite che non finiscono mai, sostituti che diventano sempre più determinanti, gol che arrivano quando ti è già scaduto il parcheggio e linee al Tg2 date ad orari inaccettabili.
 

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CALCIO O CIRCO?
Domanda: è una decisione corretta o stanno trasformando il calcio in un circo? E, soprattutto, è una cosa che si può fare o andava in qualche maniera "codificata" al di là della ormai celebre "conferenza di Collina"? Non possiamo fare altro che dire la nostra e sommarla al mare di opinioni, tutte più o meno legittime. Combattere le perdite di tempo non solo è giusto, ma indispensabile. Ci sono partite che - quanto a tempo effettivo- durano 45 minuti e nei finali diventano stucchevolissime tragicommedie. Il fatto è che questa cosa non si può improvvisare come, invece, stanno facendo laggiù nel deserto. Cioè, per dire, è impossibile stabile quando finirà una partita, perché oltre al recupero è previsto il "recupero del recupero" e, quindi, vai a capire quando l'arbitro deciderà di mandare tutti a casa. A questo punto avrebbe più senso istituzionalizzare il tempo effettivo, almeno quello dopo il minuto 90, con tanto di cronometro ben in vista che ci spiega cosa sta accadendo, ma per imporre questa sorta di "rivoluzione copernicana del pallone" bisogna passare dall'Ifab - l'organo preposto alle modifiche del regolamento - e, insomma, ci vuole tempo e, nell'attesa, dobbiamo farci andar bene questa specie di "ibrido regolamentare".
 

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E IL 4 GENNAIO?
E poi, altra faccenda assai più importante (quantomeno per noi esclusi dal Mondiale): cosa accadrà il 4 gennaio alla ripresa della Serie A? Importeremo i mega recuperi come da imposizione del buon Collina o andremo avanti col vecchio metodo del «contate quanti cambi hanno fatto e fatevi andar bene 3 o 4 minuti?». A monte, i beninformati dicono «andremo avanti con il vecchio regolamento», ma non ci sono grosse certezze. Del resto riuscite a immaginare i nostri arbitri che trovano il coraggio di andare contro il Gran Visir dei fischietti? Con rispetto, ne dubitiamo. 

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