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Gianluca Vialli, "ora posso dirlo": Mauro rivela l'unico rimorso del campione

Nella straordinaria carriera di Gianluca Vialli, dentro e fuori dai campi di calcio, c'è solo un obiettivo che non è riuscito a raggiungere. Ospite di Pressing su Italia 1, Massimo Mauro ha svelato un nuovo, commovente retroscena sul suo amico scomparso il giorno dell'Epifania a Londra a 58 anni, dopo 5 trascorsi a combattere contro un tumore al pancreas. La malattia non gli ha impedito di realizzare uno dei suoi sogni: diventare campione d'Europa con la Nazionale, proprio a Londra nel luglio 2021, sia pure non da giocatore ma da responsabile della spedizione azzurra. Una forma di risarcimento per le due grandi delusioni subite a Euro 1988 e soprattutto a Italia 90, quando la squadra allenata dal ct Azeglio Vicini e con Vialli titolare al centro dell'attacco uscì sempre in semifinale contro la Russia prima e l'Argentina di Maradona poi, pur meritando certamente qualcosa di più.

 

 



Una perla, quella di Wembley, che si aggiunge alle grandi soddisfazioni raccolte nei 40 anni precedenti: l'aver portato la Cremonese in Serie A, aver vinto uno storico scudetto con la Sampdoria nel 1991 e una altrettanto storica Champions con la Juventus nel 1996 (da capitano, l'ultima dei bianconeri), l'aver conquistato i cuori dei tifosi inglesi con il Chelsea, come confermano le migliaia di omaggi dopo la sua scomparsa. "L’unica cosa che non è riuscito a fare nella sua vita, lo posso dire ora perché me lo ha confidato - ha spiegato Mauro -, riguarda la Samp! Avrebbe voluto occuparsi della Sampdoria, diventarne presidente, ma non ci è riuscito". Negli ultimi mesi, infatti, si erano susseguite le voci su una nuova cordata internazionale, guidata da Vialli, interessata a rilevare il club in crisi visti i guai economici e giudiziari del presidente Massimo Ferrero

 

 

 

 

"Negli ultimi colloqui che ho avuto con lui - ha proseguito l'ex calciatore di Juventus e Napoli, l'unico a poter dire di aver giocato insieme a miti come Zico, Platini e Maradona -, nei brevi attimi di lucidità che aveva tra un trattamento e l’altro, posso dire di aver visto il solito Luca, come era sempre lui, sereno, anche grazie alla sua famiglia, sua moglie e le sue figlie che gli sono stati sempre vicino, persone straordinarie".