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Milan, la rivoluzione di Stefano Pioli: retroscena, come cambia tutto a Milanello

di Claudio Savelli domenica 13 agosto 2023

3' di lettura

Tra le grandi del nostro campionato, solo il Napoli ha cambiato allenatore. Le altre iniziano il terzo anno con la stessa guida tecnica. Ma la continuità è solo apparente. La serie A cambia, migliora, evolve. Sarà ancora più verticale, diretta e senza fronzoli. Sarà ancora più europea.

NAPOLI: De Laurentiis ha cercato un allenatore da 4-3-3 per non dover smantellare la rosa di Spalletti, ma Rudi Garcia ha idee radicalmente diverse: baricentro più basso, più metri di campo davanti, meno tocchi per arrivare a Osimhen, Kvara e... Raspadori che parte da destra, si accentra e lascia la fascia ad una mezzala offensiva. Ecco perché l’obiettivo è Gabri Veiga.

LAZIO: la squadra sta per entrare nel climax del progetto sarrista. Non cambia il modulo, il 4-3-3, ma due interpreti: da un mediano di passo come Cataldi ad un regista di ritmo come Rovella; da una mezzala atipica come Milinkovic-Savic ad un box-to-box come Kamada. Mercato logico: il palleggio perso sul centrodestra si sposta al centro.

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INTER: dieci giocatori diversi: una rivoluzione. Anche tattica perché se ne sono andati i tre registi, Onana, Brozovic e Dzeko. Nel solito 3-5-2, quindi, la regia sarà delegata alle coppie di fascia: ecco perché Cuadrado e Carlos Augusto. Risolto il difetto del centrocampo che accorciava poco alle spalle delle punte: gli inserimenti di Frattesi daranno all’Inter un’alternativa offensiva in più.

MILAN: squadra che non vince, si cambia. Addio deciso al 4-2-3-1 dello scudetto e ai trequartisti in rosa (Diaz e De Ketelaere) in favore del 4-3-3. L’obiettivo è proteggere i centrali di difesa e permettere alla rinnovata batteria di offensivi di difendere poco: Leao, Pulisic, Chukwueze, Romero e Okafor avranno le spalle coperte dalle mezzali Reijnders e Loftus-Cheek, l’una che smista i palloni, l’altra che cerca di riceverli in area.

ATALANTA: tre dietro, quattro in mezzo, tre davanti in due variabili: due più uno o uno più due. Scamacca offre meno strappi di Hojlund ma più lavoro spalle alla porta, El Bilal Touré è l’alter ego di Lookman, De Ketelaere è la scommessa “alla Ilicic”: la nuova Dea ha le vecchie vibrazioni dell’annata pandemica in cui sfiorò la semifinale di Champions.

ROMA: Mourinho sostiene che i suoi difensori non possano giocare in una linea a quattro: ha ragione. Ibanez è partito ma il discorso vale anche per Ndicka. Per cui avanti con il 3-4-2-1 in attesa di un attaccante (Duvan Zapata o Marcos Leonardo) che possibilmente riesca a fare due cose: correre in profondità e sportellare per creare spazi di tiro a Dybala e Pellegrini.

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FIORENTINA: anche se Italiano preferisce il 4-3-3, il modulo è il 4-2-3-1 perché non c’è un regista autentico. L’ideale sulla trequarti sarebbe Baldanzi dell’Empoli, motivo per cui era stato venduto Castrovilli. Con i nuovi attaccanti, Nzola e Beltran, la squadra saprà distendersi meglio rispetto a prima perché Jovic e Cabral tendevano ad abbassarsi e a togliere profondità. JUVENTUS: finalmente Allegri ha preso qualche decisione tattica: difesa a tre e due esterni a tutta fascia, motivo per cui Weah e il ritorno di Cambiaso sono ad oggi gli unici due innesti. Anche in virtù della cessione dell’unico regista puro in rosa, Rovella, sarebbe più logico un 3-4-3 per valorizzare Chiesa ma Max lo vede da seconda punta al fianco di Vlahovic. 

LE ALTRE: da anni è ormai scomparso il caro vecchio 4-4-2: è troppo piatto e crea scompensi tra le linee. Le sette squadre che giocano con due punte scelgono la difesa a tre, ad eccezione dell’Empoli che è l’unica in Europa a non aver abbandonato il rombo (4-3-1-2) e del Cagliari di Ranieri che potrebbe seguire l’esempio. Dieci allenatori scelgono la difesa a quattro, altrettanti a tre, ma quest’ultima non è più la base di uno schieramento difensivo. Chi lo dice è fermo a cinque anni fa.

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