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Milan, la squadra non funziona più: l'errore che può costare carissimo a Stefano Pioli

di Claudio Savelli giovedì 26 ottobre 2023

3' di lettura

Il Milan è una squadra ad una sola dimensione. Difende sempre in avanti e attacca sempre in verticale. Sta diventando prevedibile e, peggio, vulnerabile. Il Psg lascia che i rossoneri si sfoghino e, al primo calo, trova facilmente lo spazio per arrivare a Mbappé. Il Milan è spaccato in due, mezza squadra è sopra la linea del pallone, l’altra metà è distante sessanta metri. In mezzo c’è il solo Reijnders che insegue il portatore di palla e sbaglia a non commettere un fallo tattico, ma non è di certo l’unico colpevole del disordine. E guardare alla velocità con cui Mbappé rifinisce e tira è come soffermarsi sul dito quando dietro c’è la luna. Il Milan sta incassando tante, troppe infilate.

I motivi? Uno è la staticità degli uomini offensivi che tendono a volere sempre il pallone nei piedi per poi mettersi in moto, mai il contrario. Così diventa più facile per gli altri individuare i sentieri percorsi dal pallone e intercettare per poi ripartire velocemente. Un altro motivo è l’incapacità di allargare il gioco. I rossoneri sono spesso in troppi sopra la linea della palla. Anche in occasione del gol giustamente annullato a Dembelé accade questo. Puoi sbilanciarti così se hai uno o due centrocampisti e difensori capaci di trattare il pallone con cura e non perderlo mai: il Milan ha solo Reijnders, che comunque deve completarsi.

L’incapacità del Milan di riflettere con il pallone tra i piedi è imputabile alla mancanza di un regista autentico a centrocampo e, a dirla tutta, anche di uno in difesa. Krunic non detta i tempi, non ne è in grado, ha la vocazione della mezzala di inserimento. Tocca pochi palloni e quei pochi li smista di prima intenzione, sempre allo stesso modo. Se il regista di un 4-3-3 non diventa padrone della partita, non lo diventerà mai nemmeno la squadra in cui gioca. Ed è assurdo che il Milan non abbia investito in quel ruolo nel momento in cui il tecnico ha deciso di cambiare modulo. Pioli ha probabilmente sopravvalutato Krunic, uomo di ripiego, comodo da avere in rosa ma non titolare nella posizione più importante. Posizione peraltro mai coperta in carriera.

Pioli ha sopravvalutato il suo giocatore e la dirigenza ha sottovalutato l’importanza del regista. Perché Pioli non lavora su un’alternativa di gioco? Non sembra voler barattare l’identità che ha dato al Milan e può anche avere senso, ma ci sono partite che cascano in momenti di difficoltà in cui si può fare un’eccezione. Anzi, si deve. È come se per Pioli una modifica conservativa fosse un’umiliazione. A certi livelli, quando il periodo è complesso, le risorse scarseggiano e anche un punto è importante, non lo è. Bisogna anche saper cogliere il momento e il Milan ora, privo com’è di tanti giocatori, dovrebbe convincersi a soffrire un po’ di più. Ma se non lo fa capire l’allenatore, è dura. La Lazio, invece, deve decidere se vuole giocare la Champions o solo qualificarsi per essa. Sta trasformando un girone facile in cui avrebbe potuto esaltarsi, divertirsi e crescere, in una sentenza di inferiorità. 

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