Walter Mattahau (Adriano Panatta) ha sparato un bel rovescio dopo la magia di Sinner contro Djokovic: «È sicuramente il nuovo Nole!». Jack Lemmon (Paolo Bertolucci) ha risposto con un diritto dei suoi: «Beh, Djokovic ha vinto 24 Slam, sarebbe la prima volta che quello che si aggiusta sempre il ciuffo ci prende...». Paolo e Adriano sono degli ex-ragazzi sempre irresistibili. Si beccano, si sfottono, recitano da doppisti incalliti come hanno sempre fatto, da 60 anni a questa parte essendo fratelli di vita e di tennis. A Torino si sono goduti ai microfoni- Bertolucci per Sky e Panattone per la Rai - la serata magica di Jannik e il 7-5, 6-7, 7-6 con il quale il rosso di San Candido, indemoniato, ha battuto in tre mosse il Cannibale serbo. Il giorno dopo, Bertolucci analizza l’impresa.
Negli ultimi tre mesi ha non ha più sofferto dei dolorini e dei fastidi fisici che lo avevano limitato sino a Wimbledon...
«La maturità è stata mentale oltre che tecnica. Lui stesso ha spiegato che quei problemi allo stomaco o alla testa erano frutto di una certa mancanza di sicurezza».
Nicola Pietrangeli è andato giù duro su Jannik dicendo che non avrebbe mai vinto quello che lui aveva vinto negli anni ’60. Cosa ne pensa?
Non voglio entrare in queste polemiche. Dico solo: Nicola è stato Nicola e Jannik, ora, è Sinner».
Chi vincerà queste Finals?
«Questo tipo di manifestazione si differenzia troppo dai normali tornei tennistici. Gli otto campioni divisi in due gruppi con possibilità di andare avanti anche se perdi non si allinea con le regole di tornei ad eliminazione. Può ancora succedere di tutto».
Djokovic dopo la scoppola come reagirà?
«La sua storia tennistica ci ha proiettato l’immagine di un robot che assimila bene i ko, anche i più duri, e riparte da zero».
Alcaraz ieri ha vinto ma non sta convincendo, vero?
«Per il suo tennis deve essere sempre fisicamente al top e ultimamente ha sofferto piccoli malanni che lo hanno condizionato. Ma è un numero 1».
La prossima settimana ci sono le finali di quella che un tempo era la vera Coppa Davis. La rivinceremo, così lei e quello con il ciuffo vi libererete di un peso?
Beh, la squadra c’è, il campionissimo pure, perché no? Così almeno a me e a Walter Matthau non ci chiederete più del 1976, del Cile e di Pinochet!».