Senza ripetere i paludati luoghi comuni («Sta tornando il Bologna che tremare il mondo fa!»), occorre fare dei ragionamenti sul quarto posto solitario su quel che è squadra rivelazione del campionato. Innegabile che “Drago Motta” sia il tecnico che ha dato identità alla squadra: la difesa granitica (12 gol subìti, meglio hanno fatto solo Inter con 7 e Juventus con 10), il possesso palla (mai sotto il 60% contro la Roma) e gli schemi costruiti su geometrici triangoli, sono medaglie che l’ex perno dell’Inter del Triplete può appuntarsi al petto. Joshua Zirkzee, 22 anni, è il centravanti atipico da 7 gol in 15 partite che sfodera tocchi alla Roberto Baggio. E che sarà un uomo-mercato a fine stagione.
Ma il vero segreto nel dietro le quinte di questo fantastico Bologna si chiama Giovanni Sartori, ovvero lo stratega del mercato che ha costruito questo squadra come fece Mary Quant con la minigonna: la stilista inglese vestì le donne... svestendole, Sartori ha edificato il Bologna privandolo del suo pezzo pregiato, ovvero Arnautovic. Da due anni Joey Saputo, stufo di bilanci in rosso, ha mollato Riccardo Bigon e si è affidato all’uomo che, a inizio millennio realizzò il miracolo Chievo e, successivamente, ha fatto l’Atalanta sempre più Dea (che ritroverà col suo Bologna sabato al Dall’Ara alle 15).
Ai tempi dell’Atalanta vedevo 200 partite live all’anno, ora la metà. Motta? Ha ideee, coraggio e li trasmette alla squadra. Ha tutto per fare l’allenatore in una grande. Zirkzee? Mi convinse quando era all’Anderlecht e segnò 16 gol in una stagione». A 63 anni Sartori è contento di lavorare per il cantiere Bologna: «Ho vissuto nella mia vita favole come Chievo e Atalanta e mi ritengo fortunato». Per il 2024 l’architetto del Bologna ha altri colpi in canna: Vasilije Adzic, 17 anni, stellina del Buducnost, e Santiago Castro, 19enne punta del Velez Sarsfield. «Perché precludere il desiderio di sognare qualcosa di più grande?» si chiedeva un raggiante Cesare Cremonini dopo il 2-0 alla Roma. Ad esempio un blitz in Coppa Italia, domani a San Siro contro l’Inter. Difficile ma non impossibile.